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Analizza il voto in Campania e sciorina cifre il commissario del Partito Democratico campano, Francesco Boccia. E lo fa in solitaria, nel corso di una conferenza stampa a Napoli in via Santa Brigida, nel quartier generale del Pd regionale e metropolitano. Il primo dato citato dal parlamentare dem, tabella Excel alla mano, è la crescita di 3 punti percentuali raffrontando il risultato elettorale del partito a livello regionale dalle politiche del 2018 a quelle del 2022: il 12,79 per cento contro il 15,88. In realtà, i voti assoluti sono 4.911 in meno. Per cui l’aumento percentuale è stato dato dalla forte astensione, con quasi 600mila votanti di differenza in Campania tra il 2018 e il 2022 (-14,91% di affluenza).
Stesso discorso per il dato positivo di Napoli città con un aumento dell’1,44 per cento ma 6mila voti in meno in termini assoluti (con il 10% in meno di affluenza). Numeri a cui il reggente dei dem campani si appiglia ma che comunque, è lui stesso a dirlo, non giustificano la sconfitta. «La sconfitta politica è chiara – spiega Boccia ai giornalisti -, non ci sono altre frasi per attenuare il risultato nazionale. È evidente che, se la sconfitta politica è chiara così come lo è la ragione della sconfitta politica, e cioè il peso, la differenza tra le due coalizioni. Anche in Campania, così come nel Lazio, in Puglia, così come nella stragrande maggioranza delle regioni italiane, il giorno del voto i partiti del cosiddetto campo largo superavamo abbondantemente il 50%. Siamo andati divisi al voto e ha vinto la destra».
Per l’esponente dem pugliese il « centrodestra ha vinto, ma in Campania pesa il 32% dei 2,4 milioni di campani che sono andati a votare. È nostra intenzione collaborare nell'interesse dei territori, di una regione importante come la Campania in cui abbiamo una responsabilità importante come quella che ha il presidente De Luca e in tutte le grandi città a partire da Napoli. Spero che questo aspetto spinga gli esponenti del centrodestra eletti in Parlamento a considerare la necessità di collaborazione con le altre forze di opposizione; un'occasione, soprattutto per risolvere i problemi che c'erano e ci sono e non sono scomparsi con il voto». A chi in questi giorni ha prospettato uno scioglimento - o comunque un cambio di ragione sociale - del Pd, Boccia replica allontanando ogni spettro: «A chi ci dà consigli su come e quando scioglierci, su dove fare la liquidazione, rispondo che non siamo un partito di proprietà di qualcuno ma siamo una grande associazione politica tra persone che hanno l'orgoglio di fare politica in maniera libera». «Siamo un partito – insiste - sempre contendibile e, siccome la politica non è un algoritmo, ma sentimenti collettivi, partecipazione, principi e valori, ancora una volta il Pd ne uscirà con le regole della democrazia, che il nostro partito difende nel Paese e ha al proprio interno. A chi consiglia scioglimenti affrettati direi di parlarne con i nostri iscritti, che sono ancora tanti. Sono loro che hanno l'ultima parola, la diranno, avranno il diritto di sostituire i gruppi dirigenti come è spesso successo nella nostra storia. Ma dire da qualche salotto comodo a chi alza e abbassa ogni giorno saracinesche di circoli in maniera volontaria, al secondo partito nel Paese, 'non siete all'altezza della sfida che c'è di fronte, scioglietevi', penso che sia una cosa sotto alcuni aspetti ingiusta ma anche inaccettabile».
Il commissario regionale difende poi a spada tratta i governatori dem di Campania e Puglia: «Senza De Luca ed Emiliano, e senza il Pd, noi saremmo all'opposizione in Campania e in Puglia.
L’ex ministro per gli Affari Regionali del governo Conte II commenta così la mancata elezione di Luigi Di Maio nell’uninominale di Fuorigrotta, sostenuto proprio dal Pd: «Le scissioni sono sempre un errore, fanno male a chi le fa e quando si sta insieme al governo sono errori che si pagano». E su un eventuale ingresso della formazione politica dell’ex leader grillino, Impegno Civico, nella maggioranza che sostiene il governatore De Luca in Consiglio Regionale, Boccia lascia la patata bollente alla guida di Palazzo Santa Lucia: «Il presidente De Luca ha esperienza per valutare gli equilibri dentro il consiglio regionale. Il Pd dirà la propria, qualora il presidente De Luca decidesse di allargare la sua maggioranza. Valuteremo assieme agli altri partiti che hanno partecipato vincendo alla competizione elettorale. Ma la valutazione è sempre in capo al presidente».
Infine, Boccia, tra i principali fautori del cosiddetto campo largo all’interno dell’alta nomenklatura dem, ribadisce la necessità di un’alleanza con gli ex alleati del M5S, invitando il Terzo Polo a decidere se andare a destra o a sinistra. «Ho sempre detto che su alcune tematiche come lavoro, ambiente e diritti abbiamo fatto diverse battaglie al fianco del M5s. Nel Lazio e in altri enti il campo largo è già prassi. Tuttavia, per essere alleati occorre costruire un rapporto di fiducia reciproca. L'appello al campo largo va innanzi tutto a chi governa con noi. Il Terzo Polo invece deve decidere cos'è, visto che siamo al governo assieme in alcune città. Non porta bene stare un po' a destra e un po' a sinistra, non si può essere convessi e concavi allo stesso tempo. Diversamente secondo me non hanno futuro. Non c'è spazio - ha concluso Boccia - per chi dice che si può fare tutto e il contrario di tutto. Resto dell’idea, comunque, che è sbagliato porre veti. Abbiamo il dovere di tenere dentro tutti ma il tempo limite sarà quello del congresso».
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