Hanno perso un figlio e ora lottano accanto al gemellino che sta lentamente migliorando. Anche oggi i genitori di Paolo, il neonato morto agli Spedali civili di Brescia a causa...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE: Infezioni contratte in ospedale, in Europa 37mila morti in un anno
La situazione è poi peggiorata il 20 luglio quando il piccolo Paolo ha contratto il batterio killer con altri due neonati. Sono sei quelli ancora ricoverati a causa dell'infezione. «Sembrava in condizioni stabili poi all'improvviso è peggiorato. Abbiamo intrapreso la terapia ma non ce l'ha fatta», ha spiegato il professor Gaetano Chirico, primario del reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale bresciano che ora è stato chiuso all'accesso di nuovi pazienti «così da poter progressivamente liberare gli ambienti di degenza e procedere ad una loro ulteriore radicale bonifica» fa sapere la direzione degli Spedali civili di Brescia. Questo perché i casi complessivamente dal 20 luglio scorso ad oggi sono stati dieci, compreso il gemellino della vittima che è ancora in fase di cura con altri cinque neonati. Quattro invece i bambini dimessi dopo essere stati sottoposti a terapia antibiotica. «La famiglia preferisce non rilasciare dichiarazioni» fa sapere l'avvocato Chantal Frigerio, legale dei genitori del neonato.
«Provano un grande dolore. Non rabbia e nemmeno accanimento, solo dolore», dice l'avvocato bresciano aggiungendo «vogliono sapere perché è accaduto e se ci sono responsabilità». Probabilmente già domani sarà eseguita l'autopsia sul corpo del bambino come disposto dalla Procura di Brescia che ha aperto un'inchiesta contro ignoti. Regione Lombardia ha invece stabilito che sarà una commissione interna ad indagare sulle procedure adottate dagli Spedali civili di Brescia dopo aver scoperto la presenza del focolaio epidemico di infezione/colonizzazione da Serratiamarcescens, caratterizzato da tre casi di sepsi neonatale, un'infezione delle vie urinarie e sei casi di colonizzazione. «Siamo alla ricerca del focolaio originario dell'infezione, ma non siamo certi di trovarlo» ha spiegato il primario del reparto di terapia intensiva degli Spedali civili Gaetano Chirico. «Si tratta - ha aggiunto - di un batterio molto diffuso». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino