Neonato ucciso da un batterio, indagati tutti i medici del reparto

Neonato ucciso da un batterio, indagati tutti i medici del reparto
Un intero reparto iscritto nel registro degli indagati. Devono rispondere di omicidio colposo i 16 componenti dell'equipe di terapia intensiva neonatale degli Spedali civili...

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Un intero reparto iscritto nel registro degli indagati. Devono rispondere di omicidio colposo i 16 componenti dell'equipe di terapia intensiva neonatale degli Spedali civili di Brescia sotto indagine da parte del pubblico ministero Katy Bressanelli, titolare dell'inchiesta sulla morte del neonato stroncato dal batterio serratia marcescens contratto durante la permanenza in ospedale. Questa mattina sul corpo del piccolo Paolo, nato prematuramente a fine giugno con un quadro clinico particolarmente complesso, è stata effettuata l'autopsia senza la presenza di alcun consulente della famiglia, che nelle scorse ore si è affidata ad un legale.

 

Dopo il conferimento dell'incarico da parte della Procura, l'esame è stato immediatamente eseguito nella struttura di Medicina legale di Brescia, in modo da accelerare la restituzione della salma alla famiglia. I genitori anche oggi, nel frattempo, si sono presentati nel reparto di terapia intensiva neonatale dove è ancora ricoverato l'altro figlio, gemellino della vittima, che ha pure contratto il batterio killer in una forma però meno aggressiva rispetto a quella del fratello. Le sue condizioni, così come quelle degli altri cinque infettati ancora ricoverati, sono in fase di miglioramento, dopo che quattro pazienti erano già stati dimessi nei giorni scorsi. «Le condizioni sono stabili ed in graduale miglioramento. Non si sono verificate nuove complicanze», ha confermato il primario del reparto di terapia intensiva neonatale Gaetano Chirico.


Il reparto resta tuttora chiuso a nuovi accessi, come deciso lo scorso 27 luglio, e lo sarà fino a quando l'allarme sarà definitivamente rientrato. «Gli ultimi controlli che abbiamo fatto sono risultati negativi. Stiamo cercando il focolaio da dove tutto ha avuto inizio ma non è facile. Possiamo escludere che sia stato trasmesso da personale medico, che è risultato negativo ai tamponi», ha spiegato Chirico. «Per essere più sicuri bisogna però aspettare l'esito di almeno tre controlli che siano a distanza di due o tre giorni l'uno dall'altro. Se - ha aggiunto il medico relativamente allo stato generale del reparto - dopo i primi due fatti anche il terzo sarà negativo potremo ragionevolmente iniziare a ritenere che l'evento epidemico sia sotto controllo, anche se non vuol dire che per un reparto come questo si possa abbassare la guardia».
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Il Mattino