Brexit in salita per il governo Johnson: Lord Keen si dimette in dissenso col premier

Brexit in salita per il governo Johnson: Lord Keen si dimette in dissenso col premier
La Brexit si fa sempre più in salita per il governo presieduto da Boris Johnson. A poche ore dall'intervento del premier britannico in Parlamento, l'Esecutivo perde...

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La Brexit si fa sempre più in salita per il governo presieduto da Boris Johnson. A poche ore dall'intervento del premier britannico in Parlamento, l'Esecutivo perde un pezzo importante: si tratta di Richard Keen, membro della Camera dei Lord, ex ministro dell'Interno e Avvocato generale per la Scozia. Lord Keen, 66 anni, ha infatti annunciato le proprie dimissioni, in dissenso con la politica del premier.




Lord Keen, ex ministro ed ex leader del Partito conservatore scozzese, ha spiegato di non aver ancora parlato personalmente con Boris Johnson ma di aver maturato la propria decisione per via della legge sul mercato interno, che finirebbe per stravolgere gran parte dell'accordo tra Regno Unito ed Unione Europea sulla Brexit. A darne notizia è l'Independent. «Difficile, se non impossibile, conciliare la legge sul mercato interno con le normative nazionali e internazionali», le parole di Lord Keen.

L'Internal Market Bill rimetterebbe in discussione una parte degli impegni sottoscritti dal Regno Unito con l'Unione Europea, tra cui lo status doganale dell'Irlanda del Nord. Il caso specifico ha causato un'ondata di malumore all'interno degli stessi rappresentanti conservatori alla Camera dei Comuni, che nelle ultime settimane non hanno risparmiato duri attacchi a Boris Johnson. Il premier, durante l'audizione in commissione, ha raggiunto un'intesa di massima con i 'dissidenti' della sua maggioranza: sarà recepito un emendamento che sottrae all'Esecutivo il potere di modificare gli accordi già raggiunti con l'Ue. Si tratta però di una modifica solo parziale alle legge che ha fatto infuriare anche Bruxelles, anche perché basterebbe un voto del Parlamento britannico per riconferire quegli stessi poteri decisionali al Governo di Boris Johnson. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino