«Brexit, veto del Parlamento Ue: no a discriminazioni sui diritti»

«Brexit, veto del Parlamento Ue: no a discriminazioni sui diritti»
«Il Parlamento europeo metterà il veto su qualsiasi accordo Brexit che impedirà ai cittadini dell'Unione che si trasferiranno nel Regno Unito nel corso dei...

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«Il Parlamento europeo metterà il veto su qualsiasi accordo Brexit che impedirà ai cittadini dell'Unione che si trasferiranno nel Regno Unito nel corso dei prossimi due anni di avere gli stessi diritti di vivere e lavorare lì così come quelli già presenti nel paese». Lo scrive il Guardian in un servizio esclusivo pubblicato oggi in cui parla di un incontro tra Michel Barnier, capo negoziatore della Ue per la Brexit, e gli eurodeputati avvenuto nella notte tra lunedì e martedì, e della bozza di risoluzione di cinque pagine che sarà votata il prossimo mercoledì.


Obiettivo: insistere su «equità, la reciprocità, la simmetria e la non discriminazione» per tutti i cittadini dell'Unione europea, affinché la Gran Bretagna resti pienamente a far parte dell'Ue fino alla conclusione dei negoziati per la Brexit ed evitare, quindi, qualunque forma di «discriminazione» nei confronti dei cittadini europei che in questo periodo dovessero arrivare in Gran Bretagna. È questo uno dei paletti contenuti nel documento che il Parlamento europeo discuterà mercoledì prossimo in plenaria a Strasburgo. L'eurocamera sarà chiamata a ratificare, e potrebbe quindi respingere, l'accordo che emergerà alla fine dei negoziati portati avanti nei prossimi due anni dalla Commissione europea e conclusi dal Consiglio europeo. Ma potrà fare valere la sua "moral suasion" durante il negoziato con risoluzioni non vincolanti. Il punto sulla «non discriminazione», spiega chi ha seguito i lavori, è stato inserito per la preoccupazione che la premier May consideri la notifica dell'articolo 50 come il momento dal quale applicare un regime diverso ai cittadini Ue. Cosa, spiegano le stesse fonti, che «sarebbe una dichiarazione di guerra».

Decisa dal referendum del 23 giugno dell'anno scorso, la Brexit partirà infatti formalmente domani quando verrà attivato l'articolo 50 del trattato di Lisbona. Ma se le decisioni più importanti spetteranno a Londra e ai governi dell'Ue, il grosso del lavoro dei due anni di negoziati sarà affidato soprattutto a otto personalità, quattro uomini e quattro donne. Bernier, francese, 66 anni, è stato scelto dall'Unione Europea come negoziatore capo per la Brexit I britannici si aspettano che sia un negoziatore duro, ma riconoscono che sa essere anche pragmatico.

Comincerà così un negoziato che dovrà durare due anni. Le prossime tappe? Il 29 marzo sarà l'ambasciata britannica presso l'Ue a consegnare al presidente del Consiglio Ue Donald Tusk la lettera di diverse pagine con la quale viene richiesta l'attivazione dell'articolo 50. Appena avvenuta la consegna, la premier britannica Theresa May annuncerà l'avvio formale della Brexit in parlamento. Il 29 aprile summit a Bruxelles fra i 27 leader dei paesi che rimangono nella Ue. L'obiettivo è di concordare le linee guida e il mandato di Michel Barnier, capo negoziatore dell'Ue per la Brexit. Il vertice arriverà dopo un intenso lavoro preparatorio. Tusk dovrà mandare ai 27 una bozza di linee guida entro 48 ore dalla notifica dell'articolo 50, sulla quale lavoreranno i rappresentanti dei vari stati con due riunioni in aprile a Bruxelles. Prima del summit ci sarà il 27 aprile il consiglio dei ministri degli Esteri a Lussemburgo. Barnier presenterà al più presto, forse già il 2 maggio, le sue proposte su come strutturare il negoziato. È anche previsto un consiglio dei ministri degli Esteri per definire le direttive per Barnier, che dovranno essere firmate da tutti i 27 paesi. Solo dopo le firme potranno iniziare i negoziati veri e propri.


Ottobre 2018: Barnier vorrebbe finalizzare il trattato del ritiro entro questo mese, perché ci sia il tempo necessario per la ratifica del Parlamento europeo e la ratifica del Consiglio europeo. È possibile che ci sia anche un voto del parlamento britannico. E la Scozia vorrebbe poter decidere in un referendum se restare nel Regno Unito. Il 29 marzo 2019, scaduti i due anni dall'attivazione dell'articolo 50, la Gran Bretagna lascerà l'Unione europea. L'eventuale estensione dei tempi del negoziato sarà possibile solo con l'accordo di tutti i 28 paesi coinvolti. L'accordo finale potrebbe prevedere, però, un periodo di transizione, che potrebbe oscillare fra due e cinque anni, durante il quale potrebbe essere definito un accordo commerciale fra le parti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino