La brigata Garibaldi in missione in Libano per la terza volta dopo otto anni

La brigata Garibaldi in missione in Libano per la terza volta dopo otto anni
La brigata Garibaldi torna in Libano per la terza volta.  La cerimonia del passaggio delle consegne tra la brigata alpina Julia guidata dal generale Paolo Fabbri e quella...

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La brigata Garibaldi torna in Libano per la terza volta.  La cerimonia del passaggio delle consegne tra la brigata alpina Julia guidata dal generale Paolo Fabbri e quella campana comandata dal generale Diodato Abagnara, si è svolto ieri a Shama, presso il comando del settore ovest della missione Unifil. La brigata Julia è stata impiegata per la prima volta nella terra dei cedri in qualità di Multinational Land Force sotto configurazione Defence Cooperation Initiative ovvero su base multinazionale con la partecipazione di soldati provenienti da Austria, Croazia, Slovenia e Ungheria.


Al passaggio delle consegne erano presenti il comandante di Unifil, il generale Stefano Del Col, che oltre all’incarico di natura militare riveste anche quello di capo missione, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze e le massime autorità civili, religiose e militari del Libano. Del Col ha ringraziato «gli alpini della Julia per il lavoro svolto durante gli ultimi sei mesi, in particolare nel tessere una fitta rete di connessioni con le autorità civili e militari e la popolazione libanese».
 
La brigata Garibaldi assume per la terza volta la responsabilità del Sector West, comando multinazionale composto complessivamente da circa 3.700 militari, di cui circa 1.000 italiani, a distanza di 8 anni dal suo ultimo impiego in terra libanese. Il generale Abagnara ha rimarcato che «la brigata Garibaldi, nel solco della continuità con l’operato delle altre unità appartenenti al contingente italiano e internazionale presente, opererà al meglio per garantire l’equilibrio in un’area in cui la presenza dei caschi blu è sinonimo di imparzialità, trasparenza e unione d’intenti. Tutti insieme per un obiettivo comune: la stabilità e la sicurezza nel sud del Libano e, di riflesso, nell’ intera regione medio-orientale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino