Caccia allo sbirro sul deep web: poliziotti schedati, rischio attentati

Caccia allo sbirro sul deep web: poliziotti schedati, rischio attentati
 L’allarme è scattato la settimana scorsa, lanciato dal Ministero al personale della polizia penitenziaria: non pubblicate foto sui social, soprattutto se siete...

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 L’allarme è scattato la settimana scorsa, lanciato dal Ministero al personale della polizia penitenziaria: non pubblicate foto sui social, soprattutto se siete in divisa. Non diffondete i vostri dati perché quel materiale può essere utilizzato per rintracciarvi e farvi del male. Foto e dettagli personali di uomini e donne delle forze dell’ordine sono costantemente selezionati e poi pubblicati sul sito «caccia allo sbirro». Era nato nel 2009 come blog ufficiale sul web, poi era stato oscurato, travolto dalle polemiche. È ricomparso adesso nel «deep web», la parte oscura della rete, quella insondabile con i normali collegamenti e non rilevata dai motori di ricerca: «Caccia allo sbirro» ha proseguito il percorso di raccolta di dati personali e fotografie.


Un vero e proprio schedario, a disposizione degli iscritti, utile a rintracciare uomini e donne in divisa e, nel gergo degli ideatori della pagina «mettere alla gogna gli agenti che imperversano contro le masse popolari». Anche stavolta la pagina online è stata rintracciata ed è scattato subito l’allarme, divenuto ufficiale dopo la diffusione di un documento del Dap, il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, che invitava tutto il personale a non pubblicare sui social dati personali e fotografie in divisa. Ieri pomeriggio, però, la pagina identificata nel deep web era già divenuta irraggiungibile, cancellata anche questa dall’indirizzo dov’era stata scoperta e probabilmente spostata altrove, con gli stessi contenuti che hanno invitato il Dap a diramare ufficialmente un documento di «Allerta per possibili azioni ritorsive nei confronti delle forze dell’ordine».

Insomma, il timore è che quel materiale raccolto tramite le segnalazioni degli utenti possa essere utilizzato per andare a colpire gli uomini in divisa. Il sito è di semplicissima fruizione. Una pagina base con la spiegazione degli intenti: «denuncia anche tu i servi del regime! Invia nuove foto e dati corrispondenti oppure completa le foto già presenti con dati anagrafici, ruolo e zona operativa degli sbirri e dei loro servitori». 


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