Calenda: «Covid e Autostrade, Conte decida e il Pd si liberi dai diktat del M5s»

Calenda: «Covid e Autostrade, Conte decida e il Pd si liberi dai diktat del M5s»
Carlo Calenda, manager, ex ministro, oggi europarlamentare e leader di Azione: il governo sta rischiando l'implosione sul caso Autostrade, ma che storia è questa? ...

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Carlo Calenda, manager, ex ministro, oggi europarlamentare e leader di Azione: il governo sta rischiando l'implosione sul caso Autostrade, ma che storia è questa?

«Una pantomima indegna di un Paese civile. C'è un gravissimo incidente con 43 morti e il dolore delle famiglie. Invece si chiacchiera soltanto».

Cioè? Benetton deve restare?
«Se c'è una responsabilità di Autostrade nel disastro si revoca la concessione, se non c'è si va avanti. La cosa ridicola è parlarne senza arrivare a nessuna conclusione. Se il governo - come pare - è convinto che ci sia una responsabilità di Autostrade, faccia la revoca della concessione e si assuma le sue responsabilità rispetto a una simile decisione. Altrimenti si tratta di una indegna presa in giro: basta chiacchiere».

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Appunto, se ne stanno facendo tante anche sulla proroga dello stato di emergenza. Dal governo prima esce uno spiffero, poi si scatena la bagarre politica e alla fine per decidere passa tempo prezioso: qual è la sua posizione al riguardo?
«Lo stato di emergenza si può dichiarare in 10 minuti con un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri. Se c'è emergenza la si dichiari, altrimenti anche qui è una cosa sbagliata parlarne. Non va bene sul piano della comunicazione e non aiuta sul piano della ripresa. Se il premier Conte ha elementi oggettivi per prorogare lo stato di emergenza lo spieghi alla nazione. Come per il caso Autostrade c'è sempre una distanza tra le parole e i fatti concreti da mettere in campo».

Un tema - quello della distanza tra le parole e i fatti - che noi de «Il Mattino» abbiamo molto a cuore. Prendiamo il decreto rilancio: sulla carta sono state inserite tante buone cose, ma poi non si fanno i regolamenti attuativi. Così, dalla Cig al sostegno ai cittadini nulla si muove. Come si esce da questo pantano?
«Si esce facendo meno leggi, meno riforme, meno chiacchiere ideologiche passando invece le giornate a fare in modo che i processi gestionali funzionino. Il Governo per l'80% dovrebbe occuparsi di gestione, il problema dell'Italia è che nessuno gestisce. Se si guardano i curriculum di molti politici e anche di chi ci governa si può verificare che sono pochi quelli che hanno esperienza di gestione delle cose, non hanno mai amministrato nulla».

Faccia qualche esempio
«Prendiamo il Mes: è un contratto privo di clausole non è quindi un motivo di discussione ideologica va fatto e vanno presi quei 36 miliardi, noi invece siamo un Paese che ha perso già tre mesi per usarli quei soldi».
Eppure il Mes è entrato nel linguaggio comune degli italiani, se ne parla anche al mercato mentre si compra la frutta, del resto si tratta di tutela della salute e con la pandemia in giro la gente vuole rassicurazioni, o no?
«Sì, e sa perché? Gli italiani spendono per curarsi privatamente 40 miliardi, una cifra pazzesca e questo è il tema più importante del primo progetto di Azione affidato a Walter Ricciardi (ex presidente dell'Istituto superiore di Sanità, ndr). Invece noi parliamo ancora di fascisti, comunisti e simili cavolate. La frattura tra le tante parole e il fare si sana con il buon governo la politica è o dovrebbe essere questa».

Invece?
«Invece in Italia siamo quelli che ripetono quali sono i problemi della gente senza mai fare nulla per risolverli, ma questo dipende anche dagli elettori».

Vale a dire?
«Ci hanno divisi in squadre e l'obiettivo principale è sconfiggere il nemico non raggiungere il bene comune, siamo come i criceti sulla giostra. Ci innamoriamo di questo o quell'altro, ma poi non cambia mai niente quando si tratta di governare».

Con questi chiari di luna l'abusata - ma in questo caso pregnante - espressione che ci aspetta un autunno caldo rende bene il nostro futuro prossimo? O Ci sono speranze di una rapida ripresa?
«Non siamo mai stati in una situazione del genere dal 1945. Siamo un Paese che è completamente dipendente dalla Ue che ci deve fare molto quantitative easing (iniezione di liquidità, ndr) e non va bene, si rischia di saltare. In un Paese serio le persone normali si unirebbero e cercherebbero di governare con razionalità e normalità. Manca un centro moderato autenticamente riformista e Azione è nata per questo».

Questo governo secondo lei è un male necessario?
«Siamo in questa fase perché il Pd ha messo fine al riformismo per unirsi al populismo del M5S e il risultato è che non riusciamo a fare nulla. Faccio un esempio: si dice di mettere 400 miliardi a garanzia dei prestiti e dopo 3 mesi siamo appena al 15% di quanto promesso perché non c'è stata manleva per i dirigenti di banca solo perché hanno detto di no quelli del M5S. Il Pd insegue Casaleggio e Di Maio, sono matti».

Forse temono che la destra e i sovranisti prendano la guida dell'Italia: lei no?
«Questo è un Governo nato solo perché si ha paura di Salvini».

L'alternativa è andare al voto, lei pensa che l'Italia sia pronta in questo senso?
«Non ci sarà nessun voto perché la situazione è tale che abbiamo una opposizione talmente spregiudicata che se vincesse la destra antieuropeista l'Italia fallirebbe perché dall'Europa verso ci sarebbe molto scetticismo: non si può continuare a votare per gente che fa solo spettacolo, ribadisco: Azione è nata per questo».

Il suo amico Matteo Renzi sta con il Pd e con il M5S: perché?
«Perché è mutata la persona che ha dato vita a questo Governo, ormai è un populista».

Però state dalla stessa parte della barricata, su questo converrà...

«Io non farò mai una alleanza politica con Italia viva. Altrimenti valeva la pena rimanere nel Pd. Serve un centro riformista vero». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino