Andrà avanti Marco Cappato nel suo proposto di aiutare i malati che hanno deciso di ricorrere al suicidio assistito per porre fine al proprio calvario. Accompagnerà,...
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«Posso solo confermare che continuerò a svolgere l'azione che sto svolgendo anche per altre persone», ha detto Cappato al termine del lungo faccia a faccia con i magistrati. E poi, oltre ad ammettere di aver avuto «molto chiaro fin dall'inizio» quel che rischia dal punto di vista penale, portando o dando assistenza a chi vuol raggiungere la Svizzera per la pratica della 'dolce mortè (il reato è punito con una pena che va dai 5 ai 12 anni di carcere), ha aggiunto: «Spero che per i cittadini italiani possa essere affermato e riconosciuto il diritto a non subire come una tortura una condizione di vita che non vogliono».
Filomena Gallo, legale e segretario dell'Associazione Luca Coscioni e componente del pool della difesa, assieme ai colleghi Massimo Rossi e Francesco Di Paola, dopo l'interrogatorio ha spiegato che Cappato ha confermato ai pm quanto aveva già ricostruito nelle dichiarazioni spontanee rese ai carabinieri nella sua autodenuncia: «Ha aiutato dj Fabo a ottenere quel che desiderava, e cioè recarsi all'estero e accedere al suicidio assistito. Nel merito del procedimento non entriamo. L'inchiesta farà il suo corso». Non è la prima volta che l'ex europarlamentare ha dato aiuto a un malato, mettendolo nelle condizioni di raggiungere la Svizzera, dove è consentita la pratica del suicidio assistito. Era capitato anche con una donna romana nel dicembre 2015. Anche allora si era autodenunciato. Ma, come è stato ricordato oggi, di una eventuale indagine della Procura di Roma non si è mai saputo nulla. Invece, visto il proposito del tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, nell'inchiesta milanese potrebbero aggiungersi altri casi, oltre a quello del Dj Fabo. Su quest'ultimo, nelle scorse settimane alcuni suoi amici e conoscenti sono stati sentiti dagli inquirenti, mentre la fidanzata del dj è stata ascoltata dagli investigatori. Infine, agli atti del fascicolo è stata acquisita documentazione relativa a protocolli, regole e normative in base alle quali alla clinica 'Dignitas', quella scelta dal 39enne per «porre fine» alla sua «agonia», viene praticato il suicidio assistito, oltre alle carte sulla storia clinica dell'ex broker con la passione della musica. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino