«Ho tirato fuori dalle macerie prima la mia ex moglie, ferita ma viva, poi, un pò alla volta, scavando con le mani e con l'aiuto del mio cane ho travato mia...
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Comincia così il racconto di Carlo Grossi, infermiere dell'Ares 118 in servizio all'ospedale Grifoni di Amatrice dal 1981. «Laga (il nome del suo cane, ndr) abbaiava e scavava, poi ha iniziato a piangere anche la cagnolina», va avanti Grossi.
«Il primo corpo che ho trovato - prosegue -, dopo aver soccorso mia moglie, è stato quello di mia figlia Anna, ho visto la sua treccia. Poi abbiamo continuato e ho scorto una gamba, quella di Franco. Era nella posizione come dormiva abitualmente, pancia in giù, con le braccia aperte, aggrappato al materasso».
Della casa dove vivevano i suoi figli, ad Amatrice, al civico 56 di via Madonna della Porta, non resta più nulla: «È un cumulo di macerie», racconta ancora Grossi. «Anna e Franco - aggiunge il soccorritore - non si sono accorti di nulla, il terremoto me li ha portati via nel sonno e non ho potuto fare nulla per loro».
Carlo Grossi ne ha viste tante durante la sua lunga carriera con il 118, sempre in prima linea, e anche ora che ha perso i suoi figli sta aiutando tutti in paese. «Mi sono fatto quattro terremoti - prosegue - ma non ho mai pensavo che prima o poi una tragedia così grande potesse toccarmi in modo così forte». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino