Le indagini condotte dai poliziotti della Squadra Mobile - “Sezione Reati contro la Persona hanno consentito di avere un quadro chiaro ed esaustivo della vicenda e di individuare ,nonostante le oggettive difficoltà determinate dalla circostanza che i soggetti fossero travisati, tutti i componenti del gruppo che aveva preso parte al raid punitivo nei confronti del medico.
In particolare, è emerso che gli esecutori materiali, dopo essersi introdotti con il volto parzialmente travisato da cappucci, sciarpe e scaldacollo all’interno dei locali del servizio di Pronto Soccorso dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, avevano colpito con ripetuti schiaffi il medico di servizio e, mentre lo stesso si trovava per terra, con pugni e calci, cagionandogli lesioni personali consistite in trauma toracico e infrazione di una costola.
L’evento aveva causato, inoltre, l’interruzione del pubblico servizio del Pronto Soccorso del citato Ospedale turbandone la regolarità atteso che, in conseguenza dell’aggressione, il medico era stato sottoposto alle cure del caso, mentre il rimanente personale di servizio, a causa del violento sconvolgimento risentito, non era in grado di riprendere l’attività, venendo parzialmente sostituito da altro medico non in possesso delle medesime competenze dei colleghi impossibilitati, ragione per cui la Direzione del Pronto Soccorso inviava la centrale Operativa del “118” ad indirizzare le ambulanza presso altri nosocomi.
Due degli aggressori devono rispondere, altresì, del reato di minacce a Pubblico Ufficiale per avere, nella fase antecedente l’aggressione, usato minacce nei confronti del medico di servizio presso il Pronto Soccorso, che si era rifiutato di fornire loro il nominativo della donna richiesto.
Nell’ambito delle medesime indagini sono state, altresì, indagate due guardie particolari giurate dell’azienda che gestisce il servizio di vigilanza e sicurezza all’interno dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, per aver indebitamente omesso, in qualità di incaricati di pubblico servizio, di avvisare senza ritardo le Forze dell’Ordine di quanto stava avvenendo all’interno del presidio ospedaliero, nonchè di attivarsi debitamente per sedare l’aggressione in atto.
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Il Mattino