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La procura tedesca ha incriminato un uomo di cento anni di complicità in ben 3.158 omicidi avvenuti durante la seconda guerra mondiale, quando era in servizio come guardia delle SS in un campo di concentramento alle porte di Berlino, quello di Sachsenhausen. A quanto sembra, i magistrati della città di Neurupping hanno precisato che l’uomo è in grado di seguire il processo, malgrado l’età, anche se potrebbero essere fissati dei limiti di orario alla sua presenza in corte durante le udienze.
Il procura di Neurupping aveva avuto dai colleghi federali di Ludwigsburg il compito di investigare su certi crimini perpetrati al tempo dei nazisti.
Nel 2011 infatti, era stato condannato un ex autista dell’Ohio, John Demjanjuk, riconosciuto colpevole per favoreggiamento in omicidi avvenuti quando era una guardia del capo di Sobibor, nella Polonia occuparta. Demjanjuk, che si professò innocente, morì prima che potesse essere istruito un processo di appello.
Successivamente, una corte federale confermò la condanna del 2015 della ex guardia di Auschwitz Oskar Gröning, basata sulla stessa linea accusatoria. Prima di questi casi, i giudici si erano trovati nell’impossibilità di trovare prove di delitti effettivamente avvenuti nei lager, per mancanza di testimoni o di altri indizi probanti.
«L'impianto di questo caso segue la linea di quelli istruiti contro Demjanjuk e Gröning, vale a dire che essere parte del funzionamento di una simile macchina di morte è sufficiente per essere accusati di complicità in omicidio», ha detto Klement.
«Per gli anziani sopravvissuti dei campi di concentramento e di sterminio, questo processo è un esempio importante del fatto che la giustizia non deve avere data di scadenza», ha detto Christoph Heubner, vice presidente del comitato internazionale dei sopravvissuti di Auschwitz. Si calcola che oltre 200mila persone sono morte fra il 1936 e il 1945 a Sachsenhausen, vittime di fame, maltrattamenti, lavoro forzato, esperimenti medici o uccise dai nazisti.
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