Città del Vaticano – Una specie di reddito di solidarietà universale. La formula più o meno è questa anche se è cosa ben diversa dal...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il Papa ha scelto il giorno di Pasqua per mettere sotto i riflettori anche l'esercito di lavoratori in nero, con lavori non stabili, tutti con il medesimo destino: praticamente spazzati via dagli effetti del coronavirus. «Voi siete per me dei veri “poeti sociali”, che dalle periferie dimenticate creano soluzioni dignitose per i problemi più scottanti degli esclusi».
Con i movimenti popolari il Papa ha ormai un lungo e consolidato scambio di idee. Li ha incontrati diverse volte in Vaticano e anche in Bolivia, durante il suo viaggio internazionale nella città di Santa Cruz de la Sierra.
Venditori ambulanti, cartoneros, rovistatori di cassonetti, riciclatori di rifiuti, lustrascarpe, contadini senza terra, colf in nero. Un esercito di persone che a qualsiasi latitudine – ma soprattutto in America Latina – hanno trovato nel Papa un alleato formidabile, in grado di portare avanti la loro lotta sintetizzabile nelle tre 'T', tierra, techo, trabaho. Terra, casa, lavoro.
«Siete guardati con diffidenza perché andate al di là della mera filantropia mediante l'organizzazione comunitaria o perché rivendicate i vostri diritti invece di rassegnarvi ad aspettare di raccogliere qualche briciola caduta dalla tavola di chi detiene il potere economico» scrive nella lettera.
La pandemia di Covid ha complicato tutto. «Questo esercito non ha altre armi se non la solidarietà, la speranza e il senso di comunità che rifioriscono in questi giorni in cui nessuno si salva da solo». Sui poveri, gli ultimi, gli scartati si accanisce con particolare ferocia.
Anche nel messaggio Urbi et Orbi letto al termine della messa di Pasqua il Papa ha toccato le grandi preoccupazioni che pesano sul futuro di chi non ha un lavoro stabile. Due miliardi di persone, secondo Organizzazione internazionale del lavoro, sopravvivono alla giornata, senza garanzie in caso di malattia, infortunio, vecchiaia o sospensione dell’attività per ragioni sanitarie, come nell’attualità. Un terzo, quasi 800 milioni, sono donne.
Che cosa ha voluto dire il Papa ai movimenti popolari? Il reddito universale di base conosciuto come Ubi, Universal basic income, è universale senza alcun criterio di accesso, pensato per andare incontro alla mancanza crescente di posti di lavoro, per esempio quella causata dall'aumento della automatizzazione, della robotica.
E' cosa diversa dal reddito di cittadinanza che -invece - è un aiuto limitato nel tempo e erogato solo in presenza di certi requisiti di reddito il cui scopo è di difendere le persone in stato di povertà e rientrare nel mondo del lavoro.
Da alcuni anni al World EconomicForum di Davos si discute dell'introduzione dell'Ubi. Negli Stati Uniti nella Silicon Valley, dove la continua innovazione tecnologica porterà disoccupazione certa, alcuni imprenditori hi-tech come Andrew Yang e Sam Altman hanno fatto proposte in questo senso (un reddito mensile di 1.000 dollari al mese per tutte le persone dai 18 ai 64 anni di età). Per tutti, senza condizioni o requisiti minimi. Sono anche stati fatti altri esperimenti nel mondo.
In Finlandia, per esempio, il governo finlandese per due anni ha dato 560 euro non tassati a un campione di 2.000 cittadini, a prescindere dall'impiego e dalla loro propensione a cercarne uno nuovo. L'interruzione dei test dopo il biennio 2017-2018, però, è stato interpretato da molti come una bocciatura del reddito universale. Altri progetti sono stati fatti in Canada, e Nord Carolina.
Le bocciature di fondo sono sempre state legate alla sostenibilità economica relativa al bilancio pubblico, visti i costi enormi del reddito universale di base .
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino