Omicidio Cerciello, andrà a processo il carabiniere che mise la benda a Hjorth

Avevano fatto il giro del mondo le immagini del ragazzo biondo bendato, con le manette ai polsi e la testa reclinata. Erano le drammatiche ore successive all'omicidio del...

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Avevano fatto il giro del mondo le immagini del ragazzo biondo bendato, con le manette ai polsi e la testa reclinata. Erano le drammatiche ore successive all'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, accoltellato a Roma il 26 luglio 2019 in via Pietro Cossa, una strada del centralissimo quartiere romano di Prati. La foto ritraeva Gabriele Natale Hjorth, autore dell'omicidio assieme a Finnegan Lee Elder, pochi minuti dopo il suo fermo nella caserma dei carabinieri di via In Selci, nella Capitale. Per quel bendaggio la procura ha disposto la citazione diretta a giudizio per Fabio Manganaro, il militare dell'Arma autore materiale di quella iniziativa.


Nei suoi confronti i pubblici ministeri contestano il reato di misura non consentita dalla legge. Il processo si celebrerà davanti al giudice monocratico. In questo filone resta, invece, indagato il carabiniere Silvio Pellegrino. Si tratta del militare che scattò la foto e poi la diffuse in una chat rendendola così di dominio pubblico. Per questa vicenda la Procura militare nei mesi scorsi ha avviato un procedimento.


LA VICENDA
Proprio nell'ultima udienza del processo che lo vede imputato, Natale Hjorth, ha ricostruito le fasi successive al fermo. «Una volta portato in caserma mi hanno ammanettato e bendato. Mi dicevano adesso hai i minuti contati - ha detto davanti alla prima corte d'Assise -. Dopo mezz'ora, un'ora, mi hanno tolto la benda e davanti a me c'era Varriale che mi chiese se lo riconoscevo».


E ancora: «Ero in pessime condizioni, stanco, spaventato e mi sentivo svenire. Uno dei carabinieri - ha spiegato ai giudici - mi ha detto che se gli davo il pin per sbloccare il mio telefonino mi avrebbe tolto le manette. Poi mi hanno portato in un'altra stanza per l'interrogatorio».


L'ARRESTO
Sulle fasi dell'arresto l'imputato ha aggiunto: «abbiamo sentito dei rumori alla porta della camera dell'albergo. Io ed Elder pensavamo potesse essere la cameriera, invece sono entrati diversi uomini, alcuni in divisa, con le pistole in mano ci hanno fatto spogliare, faccia a terra, ci hanno fatto alcune foto coi telefonini e ci hanno detto di andare con loro».


Infine i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per l'ex comandante della stazione dei carabinieri di piazza Farnese, Sandro Ottaviani, coinvolto in un'altra tranche dell'indagine. Nei suoi confronti l'accusa è di falso per avere sostenuto di aver ricevuto, la notte dell'omicidio, la pistola d'ordinanza da Andrea Varriale al pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito. Le indagini hanno, però, accertato che quella notte anche Varriale (il compagno di pattuglia del vicebrigadiere Cerciello) era sprovvisto dell'arma di ordinanza. A raccontarlo ai pubblici ministeri era stato lo stesso Varriale il 9 agosto di due anni fa.

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Il Mattino