Christian Menin, morto annegato in piscina: a processo anche la mamma e il papà

Christian Menin, morto annegato in piscina: a processo anche la mamma e il papà
SAN PIETRO IN GU (PADOVA) - La Procura ha chiesto il processo per le cinque persone, tra cui i genitori, responsabili della morte del piccolo Christian Menin. Il prossimo 16 di...

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SAN PIETRO IN GU (PADOVA) - La Procura ha chiesto il processo per le cinque persone, tra cui i genitori, responsabili della morte del piccolo Christian Menin. Il prossimo 16 di maggio davanti al Gup Maria Luisa Materia dovranno difendersi dal reato di omicidio colposo. L'inchiesta condotta dal pubblico ministero Roberto D'Angelo, titolare del fascicolo, avrebbe dimostrato come quel 9 agosto dell'anno scorso il bambino di appena sei anni e mezzo, sia sfuggito al controllo di mamma e papà, e anche di due bagnini. Inoltre, ancora secondo l'accusa, Christian sarebbe stato soccorso dopo cinque interminabili minuti, troppo tardi per strapparlo alla morte.

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In udienza preliminare andranno Emanuele Menin di 31 anni e la moglie Lisa Toniato di 26, genitori del bambino e residenti a Limena. Quindi Michela Campana, 41 anni di Bassano del Grappa, amministratore unico e legale rappresentate della società Conca Verde Piscine gestore dell'impianto comunale natatorio di San Pietro in Gu. Infine il responsabile dei bagnini Diego Poletto, 43 anni di Bassano del Grappa, e la bagnina Maya Serraglio di 22 anni residente a Bressanvido in provincia di Vicenza.


LE INDAGINI

Secondo l'accusa i genitori di Christian sapevano che il figlio non sapeva nuotare e lo hanno lasciato da solo vicino alla piscina, profonda dai 110 ai 120 centimetri, senza assicurarsi che indossasse appositi strumenti di salvataggio. Poletto invece, in qualità di direttore e coordinatore dei bagnini non avrebbe predisposto un adeguato e idoneo servizio di tutela e sorveglianza degli utenti al fine di garantire l'incolumità fisica. E poi non sarebbe intervenuto in maniera tempestiva per cercare di strappare alla morte il piccolo. Maya Serraglio, ancora per l'accusa, avrebbe dovuto sorvegliare con maggiore attenzione la vasca dove è annegato Christian e anche lei sarebbe intervenuta troppo tardi per provare a salvarlo.

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Infine Michela Campana, amministratrice e legale rappresentate della società gestrice dell'impianto, non avrebbe predisposto i segnali di pericolo profondità nello spazio d'acqua dove è annegato il bambino di soli 6 anni e mezzo. Christian è morto annegato all'ora di pranzo del 9 agosto del 2021. Ad accorgersi di quel corpicino galleggiare riverso a pancia in giù, è stata l'assistente bagnina Serraglio. I sanitari, arrivati da Cittadella, hanno proseguito il massaggio cardiaco, ma Christian non ha mai ripreso conoscenza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino