Cambia il clima: più cavallette e zanzare tigri, meno coccinelle e farfalle

La scorsa estate in molte regioni del Mediterraneo ci sono state anomale invasioni di cavallette, le zanzare ci tormentano anche a dicembre, le cimici sono diventate un dilemma in...

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La scorsa estate in molte regioni del Mediterraneo ci sono state anomale invasioni di cavallette, le zanzare ci tormentano anche a dicembre, le cimici sono diventate un dilemma in tutte le regioni italiane, non vediamo più lucciole nelle campagne e le farfalle sono ormai un'apparizione sempre più rara anche nelle oasi naturali. Gli effetti dei cambiamenti climatici non sono evidenti solo su scala macroscopica con lo scioglimento dei ghiacci, alluvioni o aree desertificate. Le ferite più gravi, e spesso irreversibili, stanno avvenendo nel mondo degli insetti. A rischio ci sono prima di tutto api, coccinelle e farfalle, la cui estinzione si ripercuoterebbe sull'intero ecosistema. L'aumento della temperatura globale a causa del cambiamento climatico secondo gli scienziati aumenta anche il rischio di invasione di parassiti agricoli migranti e di alcune specie di zanzare vettori di malattie infettive molto gravi.

 
Api, coccinelle e farfalle sono gli insetti di cui abbiamo maggiormente bisogno eppure secondo gli scienziati sembrano morire anno dopo anno. Il biologo di fama internazionale Brad Lister, lo scorso anno pubblicava i risultati del viaggio nella foresta pluviale portoricana di Sierra de Luquillo, a 35 anni dalla sua prima esplorazione. Ebbene, Lister ha potuto constatare che nel cuore di un territorio isolato e tutelato come parco nazionale, il 98 per cento degli insetti era scomparso.

Un crollo che si ripercuote sull'intero ecosistema poiché gli insetti sono alla base della catena alimentare di molte specie animali come anfibi e uccelli, diminuiti tra il 50 e il 65 per cento, che a loro volta lo sono per altre specie.

Nel rapporto della piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes), l'organismo dell'Onu che si occupa della biodiversità, è riportano un calo delle api a livello globale, causato da «virus, pesticidi, urbanizzazione e cambiamenti climatici» tali che se non fermati porteranno all'estinzione dell'insetto impollinatore alla base di cicli alimentari per l'uomo.

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In Europa le farfalle sono diminuite del 50 per cento in 20 anni secondo uno studio che ne ha quantificato la presenza dal 1990 al 2011. Un calo dovuto all'abbandono dei pascoli e la conseguente avanzata delle foreste che hanno ridotto l'habitat di specie che vivono nei prati proprio come le farfalle. Secondo un lavoro tra team di biologi ed entomologi tedeschi in 25 anni gli insetti volanti sono crollati del 75 per cento nelle riserve naturali in Germania. Le cause di tutto ciò sono individuate dallo studio principalmente nella agricoltura intensiva e nell'urbanizzazione che hanno limitato l'habitat naturale, trasformando stagni e specchi d'acqua e vitalissime praterie in coltivazioni monotipo e suoli «disinfettati» da pesticidi e fertilizzanti chimici. Anche il riscaldamento globale ha fatto stragi ma soprattutto nella fascia tropicale. Lepidotteri (falene e farfalle), imenotteri (api, vespe e formiche) e scarabei sono i più colpiti. Un accurato e ampio studio dell'Università britannica dell'East Anglia riporta che più del 40 per cento delle specie di insetti sta diminuendo e un terzo è in pericolo.
 
L'invasione di zanzare invece sono un esempio di come l'abbondanza non sia necessariamente un segnale positivo. Anzi, proliferazioni di questo tipo sono tipiche degli ambienti squilibrati, con insetti che migrano in altre aree perché il loro habitat sta subendo una trasformazione.

La conseguenza? Le malattie infettive di cui sono portatrici alcune specie come la aedes albopictus, meglio nota come zanzara tigre, da due anni presente anche nel Regno Unito, vettore di diverse malattie tra cui il virus del dengue, la febbre gialla, il virus del Nilo occidentale, l'artropatia da Chikungunya e il virus Zika. A differenza di quanto accaduto in Italia, Francia o Spagna, nel Regno Unito ancora non ci sono stati casi di malattie.


Anche in questo caso la migrazione avviene per «i cambiamenti climatici, con estati più calde e lunghe, inverni più miti e l'aumento annuale delle piogge possono favorire l'habitat di questi organismi, con la possibilità di introdurre malattie in zone dove prima non esistevano». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino