NEW YORK - In una Manhattan umida e grigia come la Los Angeles postmoderna di Bladerunner oltre 300 mila persone hanno suonato l'allarme per il global warming: prima un minuto...
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A due giorni dal vertice convocato da Ban al Palazzo di Vetro, la marcia di New York è stata la protesta più imponente mai organizzata contro il cambiamento climatico, e solo una di 2.700 manifestazioni che si sono svolte in 162 Paesi del globo, da New Delhi a Melbourne, da Johannesburg al Colosseo di Roma dove un migliaio di manifestanti, con la presidente della Camera Laura Boldrini, hanno creato un «cuore» verde fotografato con un drone dal cielo. Sotto la pioggia di Rio e sotto il sole di Londra: all'ombra del Big Ben un serpentone di 40 mila con Emma Thompson, Peter Gabriel e Vivienne Westwood si è fatto portavoce della frustrazione della gente. Anche a New York, con le bande musicali, i carri allegorici trainati a biodiesel, i girasoli di carta, l'atmosfera era di festa ma il messaggio a tinte cupe: «Celebriamo la vita e il pianeta per mostrare cosa vogliamo difendere», ha detto Leslie Cagan, coordinatrice logistica della Peoplès Climate March: «Lo spirito umano è in pericolo». De Blasio ha annunciato misure concrete. Migliorando gli standard di efficienza energetica in tutti gli edifici pubblici la Grande Mela diminuirà dell'80% rispetto al 2005 le emissioni di gas serra entro il 2050 in linea con i target del Palazzo di Vetro. «Per New York il global warming è stata un'astrazione fino a due anni fa», ha spiegato il sindaco alludendo all'uragano Sandy, ai suoi 44 morti e 19 miliardi di danni: «Agire è un imperativo morale».
Lo stesso imperativo per cui Ban, che ci crede, ha convocato martedì i leader della Terra al Palazzo di Vetro. Leit motiv del vertice saranno le partnership tra pubblico e privato in vista di un accordo globale sul clima nel 2015 a Parigi. Ma la vigilia è caratterizzata da scetticismo: la cancelliere tedesca Angela Merkel, il presidente cinese Xi Jinping e il nuovo premier indiano Narendra Modi sono tra i «grandi assenti». E anzichè mostrare unità, la giornata del summit potrebbe diventare il palcoscenico di antiche divisioni tra ricchi e poveri del mondo: le stesse che fino ad oggi hanno impedito la messa in atto di azioni concrete. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino