Una nuova tecnica chirurgica per trattare la sindrome di Brugada - malattia genetica che può causare aritmie ventricolari che portano all'arresto cardiaco - è...
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La sindrome di Brugada, nei casi più gravi, va trattata con l'impianto di un defibrillatore, apparecchio in grado di interrompere le aritmie ventricolari con una scarica elettrica che evita l'arresto cardiaco. Purtroppo la scarica elettrica è dolorosa e quando le aritmie si ripresentano frequentemente il paziente finisce per non tollerare più le scariche. In questi casi occorre effettuare un'ablazione per eliminare alla radice il problema. L'ablazione consiste nel bruciare le cellule malate che causano le aritmie nel Brugada. A differenza delle altre ablazioni questa non può essere effettuata attraverso le vene ma richiede di accedere alle pareti esterne del cuore.
«Questa tecnica ci dà anche il vantaggio di poterci muovere al suo interno con maggiore facilità e di poter applicare le bruciature con migliore contatto e maggiore efficacia - prosegue De Martino - Alla fine della procedura - continua - è anche possibile posizionare un drenaggio in silicone che evita complicanze nel postoperatorio. La procedura è eseguita in anestesia generale, dura un paio di ore e solitamente i pazienti vengono dimessi dopo 48 ore. Questa nuova tecnica è stata applicata per la prima volta pochi giorni fa ad un paziente di 50 anni che aveva avuto ripetute 'tempeste aritmichè che gli avevano provocato ripetuti arresti cardiaci e altrettante scariche del defibrillatore. Dopo l'ablazione - osserva il medico - il paziente non ha avuto più aritmie ed è stato possibile dimetterlo in ottime condizioni dopo sole 48 ore dall'intervento. Il giorno dopo la dimissione il paziente ha subito ripreso il lavoro».
La nuova tecnica chirurgica è una delle novità scientifiche introdotte in Clinica Mediterranea dopo l'avvio della collaborazione con il Neuromed, Istituto di ricerca a carattere scientifico, che da anni rappresenta un punto di eccellenza nel panorama della sanità nazionale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino