Aveva raggiunto un accordo con i proprietari per la compravendita di un appartamento nel grattacielo di via Pisa a Treviso e, dopo aver ricevuto il via libera dalla banca per...
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Oltre a non avere un tetto sopra la testa. La donna ha infatti scoperto, dopo aver firmato il preliminare di acquisto versando una caparra da 50mila euro, che l'appartamento era stato pignorato per morosità dei proprietari ancora nel 2008. Circostanza portata a galla dalla banca al momento di effettuare la perizia per valutare l'immobile. Alla 43enne non è restato altro da fare che denunciare il fatto alle autorità.
Il raggiro è finito ieri davanti al giudice del Tribunale di Treviso Cristian Vettoruzzo. Alla sbarra, per rispondere dell'ipotesi di reato di truffa aggravata in concorso, è finita una coppia di cittadini albanesi: Tamara Kola, 45enne attualmente residente a Villorba difesa in aula dall'avvocato Daniele Panico, e Arben Beqiri, 54enne residente a Treviso difeso dall'avvocato Giuseppina Marcelletti.
La vittima, rappresentata dall'avvocato Francesco Leone, si è invece costituita parte civile per cercare di recuperare, in caso di condanna degli imputati, la somma di denaro svanita nel nulla. È stata proprio la 43enne, chiamata sul banco dei testimoni, a raccontare al giudice la vicenda. Così come sono stati chiamati a deporre i due amministratori di condominio che, sotto giuramento, hanno negato di aver mai parlato con la signora, avvalorando la tesi dell'accusa secondo cui non fosse mai stata a conoscenza del pignoramento.
Il preliminare, con il versamento di 50mila euro di caparra tramite due bonifici bancari, è datato 3 ottobre 2011. A quelli si devono aggiungere altri bonifici sul conto dei due imputati, a cadenza mensile, andati avanti fino 20 maggio 2013. La somma totale sborsata dalla 43enne, e quindi il danno subito, è di 59.675 euro. Ma la difesa contesta la versione resa dalla donna: «Se avesse saldato la somma pattuita di 110mila euro - afferma l'avvocato Panico - i debiti sarebbero stati pagati e il pignoramento non sarebbe mai diventato esecutivo. C'è anche un'altra questione che verrà appurata a processo: la presunta vittima era a conoscenza dell'esistenza di questa situazione debitoria dei proprietari». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino