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Napoli - La parola d'ordine dei giovani imprenditori di Confindustria riuniti in assemblea a Città della Scienza è ricostruire il Paese.
Ma in Italia «il profitto è tassato quasi al 70%, i proventi finanziari al 26%. Un paradiso fiscale per chi vive di rendita e un inferno fiscale per chi ci lavora». Spiega il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Marco Gay. In questi 7 anni di crisi, secondo Eurostat, rileva Gay, famiglie e banche hanno sostanzialmente mantenuta invariata la propria ricchezza, mentre le imprese l'hanno erosa al 10% e oggi ammonta a 1540 miliardi, contro i 2100 della Spagna.
Se una parte della nostra imprenditoria non avesse portato i capitali all'estero, continuando invece a investire in Italia, come ha fatto la maggioranza, i piccoli, medi e grandi imprenditori che ogni giorno lottano per resistere non si troverebbero, oggi, a pagare tasse sempre più alte e a fare i conti con un mercato interno in ginocchio. Se quei capitali fossero rimasti in patria e reinvestiti in ricerca e sviluppo, forse il nostro Paese non sarebbe stato escluso dal club mondiale dei brevetti, dove un tempo siedevamo a pieno titolo, perchè fu un italiano a inventare la plastica.
Un appello anche alla Cgil:«Convinciamo il sindacato che, invece di scendere in piazza domani per difendere ideologie, possono collaborare con noi per difendere il lavoro. Scommettiamo sul futuro dell'Italia, sul nostro». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino