Roma. Non ci sono i caminetti, ma le correnti sì e lo scontro nel Pd è da Ok Corral con Bersani che minaccia la scissione per l'ennesima volta e Renzi che si...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Roba da rapiti o da rapitori. Comunque da separati in casa in attesa della polizia. L'ex premier incontra in mattinata tutti i big del partito, da Orfini a Rosato, a Guerini. La sera è la volta del ministro Martina. A tutti dice di voler tirare dritto statuto alla mano. Ricorda come in direzione ha messo da parte la questione del voto, come chiesto da Dario Franceschini. Intende, senza forzature ma con decisione, arrivare a concludere il congresso a metà aprile; primarie comprese. Un timing che non piace alla minoranza che non ha ancora un candidato in grado di recuperare quella «agibilità politica» che Bersani reclama.
La sinistra del Pd teme il voto anticipato a giugno, ma teme anche il congresso che solo due settimane fa invocava e brancola tra la voglia di andarsene e il tentativo di strattonare sino all'ultimo per cercare di portare a casa il massimo dello spazio possibile. Con la sinistra interna Renzi non intende trattare. Non si fida e teme «il gioco al rialzo». Tocca al ministro Franceschini incontrare di prima mattina il collega Andrea Orlando.
Il Guardasigilli, che compone la maggioranza che regge la segreteria Renzi, in direzione si è distinto proponendo di convocare un'assemblea programmatica del partito prima del congresso. Una posizione che fa fare un passo in avanti alla candidatura di Orlando al congresso. Il ministro non molla sull'assemblea di programma e diventa in breve tempo l'unica speranza della minoranza bersaniana per restare dentro.
Continua a leggere su Il Mattino Digital Leggi l'articolo completo su
Il Mattino