Le presunte irregolarità che potrebbero essere state compiute nel filone napoletano dell'inchiesta Consip, di cui sono titolari i pm Henry John Woodcock e Celestina...
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A spingere il vice presidente Giovanni Legnini e i vertici della Corte di Cassazione - che di comune accordo ad aprile non avevano voluto aprire una pratica per evitare di interferire con le indagini in corso - a rompere gli indugi, in una giornata molto calda proprio in relazione a questa inchiesta anche sul fronte politico, è stata una nota del Pg di Napoli Luigi Riello. Riguarda le modalità con cui è stata indagata dai pm napoletani una donna magistrato, Rosita D'Angiolella, oggi giudice al tribunale di Milano, ma sino a pochi mesi fa capo dell'ufficio legislativo del ministero dell'Istruzione. Il suo nome era finito sui giornali alcuni mesi fa: si era parlato di lei come amica di Alfredo Romeo, l'imprenditore indagato per corruzione nell'inchiesta Consip, ma anche del presidente dell'Anac, Raffaele Cantone. E quando il presidente dell'Anticorruzione era stato sentito come testimone dai pm napoletani, gli era stato chiesto di parlare anche di una telefonata che gli fece la collega alla vigilia di un convegno a cui Romeo lo aveva invitato a partecipare. La nota di Riello - che come Pg esercita la vigilanza su tutti i magistrati del distretto - richiamerebbe l'attenzione sulle modalità di iscrizione di D'Angiolella nel registro degli indagati, a cominciare dalla tempistica seguita e dai conseguenti oneri di informazione. E conterrebbe la lamentela del procuratore facente funzioni del capoluogo campano Nunzio Fragliasso di non essere stato avvertito tempestivamente del fatto che un magistrato era finito sotto indagine: accusa respinta da Woodcock e Carrano.
Gli accertamenti della Prima Commissione - guidata dal laico del Pd Giuseppe Fanfani, mentre i relatori saranno i togati Luca Palamara e Aldo Morgini - potrebbero comunque andare ben oltre.
Il Mattino