Iniziativa personale o suggerita? Dietro il coinvolgimento del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto nel filone romano dell'inchiesta su Consip c'è anche questo...
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Nell'invito a comparire, per ieri, notificato a Scafarto, indagato per falso materiale ed ideologico, emerge la convinzione del procuratore Giuseppe Pignatone e del sostituto Mario Palazzi che siano avvenute con dolo sia l'omessa annotazione da parte del capitano, in un'informativa di circa 1.000 pagine, dell'esito negativo circa una presunta attività di pedinamento da parte dei Servizi, sia l'attribuzione della frase intercettata «...Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato» (riferito al padre dell'ex premier) ad Alfredo Romeo, in carcere per corruzione, invece che ad Italo Bocchino, ex parlamentare e consulente dell'imprenditore napoletano. I fatti attribuiti a Scafarto, investigatore che ha svolto un ruolo determinante nell'inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione (fu lui a recuperare i «pizzini» di Romeo con indicazioni di cifre e iniziali dei destinatari) impongono ora agli inquirenti di verificare l'attendibilità dei punti salienti della parte di informativa da lui redatta. Presunti depistaggi e falsificazioni, tuttavia, non hanno condizionato l'iter degli accertamenti.
L'iscrizione di Tiziano Renzi nel registro degli indagati per traffico di influenze, ad esempio, non è avvenuta per effetto della falsa attribuzione della frase intercettata. In serata il padre dell'ex premier, a proposito dell'indagine per falso, dichiara: «Chi ha sbagliato deve pagare». Lo fa all'assemblea del Pd di Rignano svolta a porte chiuse, ma da quanto trapelato avrebbe precisato che sarebbe «un errore» considerare l'intera vicenda come «un fatto personale».
Ieri, in procura, Scafarto si è avvalso della facoltà di non rispondere. A Napoli, dove gli accertamenti su Consip, diversamente da Roma, continuano ad essere affidati al Noe, è stata particolarmente apprezzata la telefonata del procuratore di piazzale Clodio Pignatone al collega facente funzione Nunzio Fragliasso per avvertirlo dell'iniziativa. Sui motivi del rifiuto a rispondere al pm, l'avvocato Giovanni Annunziata ha ribadito che si è trattato di una sua strategia in vista di un prossimo interrogatorio. «Con esclusione del dolo - precisa - cadrà il reato. Quando sarà analizzato in modo esclusivamente tecnico la sussistenza di tale elemento, questa vicenda troverà la sua fisiologica definizione».
La decisione di non rispondere ai pm per studiare gli atti processuali - aggiunge il legale - è finalizzata a «comprendere la portata e la valenza degli elementi oggetto di contestazione», e non è una scelta «determinata dalla volontà di sottrarsi alla esigenza primaria che io, come difensore, e lo stesso Capitano, quale indagato, avvertiamo, ovvero quella di rendere interrogatorio e al più presto chiarire le condotte che vengono contestate».
Il Mattino