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Sconcerto e raccapriccio in casa Pd. Già Conte aveva deluso, agli occhi dem e perfino a quelli del segretario Letta, nella partita del Colle, dove sulla Belloni aveva ricreato l'asse gialloverde con Salvini. Già nella lotta interna tra Giuseppi e Di Maio, le simpatie della sinistra erano andate in questi giorni più al ministro degli Esteri che all'ex premier, e per una ragione semplicissima: la paura del Nazareno che Conte voglia destabilizzare, di nuovo in accordo gialloverde con Salvini e in modalità di lotta e di governo, l'esecutivo Draghi di cui Letta è alfiere assoluto.
E ora? Sulla cancellazione almeno provvisoria della leadership di Giuseppe Conte «anatra zoppa» nessuno vuole infierire - anzi: rispetto assoluto per le traversie degli altri - ma l'effetto della decisione dei giudici napoletani è quello di far dire a molti big del Pd che ci si è sbagliati, e assai, nell'insistere con Conte come grande alleato. Fingendo di non vedere i suoi errori politici e a questo punto anche giuridici. Nessuno si sarebbe aspettato che l'avvocato avesse approvato uno statuto con un vizio di forma e che potesse essere vanificata la sua presidenza da un ricorso in tribunale. E ora - ecco lo sconcerto dem - il «campo largo» con chi lo facciamo? Con Crimi di nuovo capo politico (e tutti a ridere), con Grillo tornato suo malgrado al centro di tutto, con Di Maio che ancora non ha scalzato, e chissà se ci riuscirà, Conte dalla tolda di comando? C'è chi la prende a ridere dalle parti di Letta (che non ride affatto): vabbé, il «campo largo» facciamolo con Rousseau, visto che la decisione dei giudici che ha cancellato Conte ha resuscitato la piattaforma dove andrà votato il nuovo leader.
A sinistra è imbarazzante ciò che è accaduto a quello che veniva definito «il punto di riferimento fortissimo dei progressisti» (ovvero Conte).
Il terreno minato dai giudici napoletani crolla dunque sotto i piedi di M5S ma anche in quel che resta dell'alleanza rossogialla. Il timore dem è in vista delle comunali di primavera (Palermo, Genova, Parma, Piacenza, Frosinone, Rieti, Viterbo, L'Aquila, Taranto, Lucca, Belluno, Padova, Verona e via dicendo). Già alle amministrative d'autunno i 5 stelle si sono rivelati ininfluenti per le sorti dell'alleanza, e ora che rischiano di arrivare decapitati o allo stato gassoso al prossimo appuntamento diventano ancora più inaffidabili.
Il che cosa aspetta Letta a scaricare Conte è il tormentone che serpeggia e pone il Nazareno in una posizione non facile. E per esorcizzare il problema servono a poco le ironie che, sui social e nelle chat del mondo di sinistra, dicono per esempio così: «Ora Giuseppi è sospeso nel vuoto o, più esattamente, Giuseppi è il vuoto sospeso».
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