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L'arrivo a Petrópolis, Brasile, per Giovanna Medran e Rafael Alves, doveva essere un nuovo inizio dopo la morte del loro bambino Orion, deceduto qualche settimana prima a solo tre mesi a causa del Covid. Ma l'arrivo nella regione montuosa di Rio de Janeiro ha coinciso con il giorno della più grande catastrofe nella storia della città, che ha fatto più di 200 vittime e 30 dispersi. Come racconta Globo che ha parlato con Giovanna, 16 anni, nel settimo giorno di ricerca delle vittime dopo l'alluvione. La ragazza era con il compagno e un amico della coppia a scavare tra le macerie a Vila Felipe, una delle zone più colpite dalla pioggia.
Con ciò che restava della casa in cui si era trasferita sullo sfondo, Giovanna ha raccontato di essersi trasferita con la speranza di vivere giorni migliori.
La giovane donna ha detto di aver visto impotente bambini e donne incinte trascinate dal fango. Lei stessa ha detto di essere stata trascinata, ma è riuscita ad uscirne da sola con una costola rotta. La suocera non è stata così fortunata e è stata portata in ospedale con diverse fratture. Dopo la tragedia, Giovanna, Rafael e un loro amico sono tornati sul posto per cercare di recuperare alcune cose. Tra queste, gli esami e il certificato di morte del bambino. «Non c'è modo di ricostruire le nostre vite», ha spiegato.
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Il Mattino