Il leader nordcoreano Kim Jong un è tornato e ha annunciato nuove misure per aumentare la deterrenza nucleare. Il dittatore ha presieduto un importante incontro durante il...
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Kim è tornato a presidere la Commissione centrale militare del Partito dei lavoratori dopo altre tre settimane di assenza. Com'era già successo tra l'11 aprile e il 2 maggio, il leader nordcoreano non è apparso sui media di Stato per più di 20 giorni. A inizio mese la Kcna aveva pubblicato 21 foto del dittatore. Kim aveva preso parte alla cerimonia di inaugurazione di una fabbrica di fertilizzanti, la Kcna aveva così smentito le voci, instistenti, che circolavano in merito alla morte del giovane leader. Il numero delle apparizioni pubbliche del leader supremo è insolitamente basso. Kim si è mostrato in pubblico solo 4 volte tra i mesi di aprile e maggio 2020. In particolare, colpisce che nelle foto della Kcna diffuse il 24 maggio gli ufficiali ammessi a partecipare alla Commissione centrale militare del Partito non portano le mascherine. Come ha sottolineato l'analista Chad O’Carroll, del Korea Risk Group, la mancanza di mascherine protettive tra gli ufficiali potrebbe suggerire che la seconda assenza di Kim per altre tre settimane non sia collegata a timori per la diffusione della Covid-19.
L'annuncio delle nuove misure da parte di Pyongyang arriva a distanza di poco tempo dalla pubblicazione di un report del Washington Post nel quale si scrive che l'amministrazione Trump avrebbe in mente di condurre il primo test nucleare dal 1992. Secondo il rapporto, l'amministrazione Usa avrebbe discusso di tale possibilità durante un incontro avvenuto il 15 maggio. Per Trump, la decisione sarebbe da intendersi come un avvertimento rivolto alla Cina e alla Russia, accusate di condurre in segreto test nucleari a basso rendimento. Pechino e Mosca hanno smentito le accuse statunitensi e gli analisti sono giustamente preoccupati per le conseguenze di un test americano, che potrebbe causare una pericolosa corsa agli armamenti. Non è difficile pensare che una mossa simile da parte americana, che rientrerebbe nella conueta guerra di parole in stile Trump, avrebbe come effetto quello di mandare a monte i negoziati con la Corea del Nord sulla denuclearizzazione. Niente più obbligherebbe Kim Jong un ad onorare l'autoimposta moratoria sui test nucleari a lungo raggio. Il dittatore ha condotto una serie di test missilistici a corto raggio, un modo per alzare la posta nel negoziato con gli Usa, ancora senza sbocchi. Il quadro non fa che peggiorare se si considera il recente annuncio di Trump sul ritiro degli Stati Uniti dal trattato Open Skies, firmato con la Russia 18 anni fa per favorire la trasparenza militare e la fiducia tra le superpotenze. Sarebbe il terzo trattato sul controllo delle armi stracciato da Trump, dopo quello sul nucleare iraniano e l'Inf (Intermediate-range nuclear forces). Il trattato Cieli Aperti, a cui aderiscono 34 paesi, era stato pensato per ridurre il rischio di una guerra permettendo la trasparenza sui voli di osservazione di intelligence. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino