Carabiniere guarisce dal Covid dopo cinque mesi: a salutarlo i colleghi di tutte le forze di polizia schierati

Carabiniere guarisce dal Covid dopo cinque mesi: a salutarlo i colleghi di tutte le forze di polizia schierati
«Bentornato Ivano» hanno scritto gli amici su un cartello fatto di cartone e colorato metà a mano e metà con il cuore. E «bentornato Ivano»...

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«Bentornato Ivano» hanno scritto gli amici su un cartello fatto di cartone e colorato metà a mano e metà con il cuore. E «bentornato Ivano» era quello che martedì pomeriggio, sotto alle finestre di casa sua a Ciconia, hanno cantato a squarciagola le sirene accese delle macchine di servizio di tutte le forze dell'ordine cittadine, schierate, con i colleghi di tutte le divise commossi in saluto.


È questo il saluto che Orvieto ha voluto riservare a Ivano Muzi, luogotenente dell'Arma dei Carabinieri, in servizio alla Compagnia di via Roma, persona stimata da tutti e carabiniere integerrimo, nel giorno del suo ritorno a casa, fiaccato, ma vittorioso nella battaglia più difficile che la vita gli abbia mai voluto porre innanzi. A lui, alla moglie Marisa e ai figli, un ragazzo già avviato alla stessa carriera del padre e una figlia adolescente, la vita ha chiesto molto, il Covid ha chiesto molto, troppo forse, ma tutti e quattro hanno saputo rispondere, Ivano in testa non ha mollato mai, seppur colpito in modo grave, e meno che mai Marisa, anche lei colpita in forma più lieve ma tenace, forte e battagliera. Ivano ha festeggiato il suo 58° compleanno in ospedale, lo scorso 24 marzo.
 
Anche Marisa è stata male ma nel giro di poco tempo si è ripresa, Ivano no, Ivano ha dovuto lottare molto, ma molto di più. Dopo un iniziale periodo di malessere, la forte tosse, incurabile praticamente, ha portato Ivano all'ospedale a Perugia. È stato subito sottoposto a terapia con ossigeno e anche a un farmaco sperimentale, ma niente da fare, le sue condizioni erano gravissime e il 7 aprile i sanitari hanno deciso di intubarlo. Purtroppo nemmeno questo ha tirato fuori Ivano dalla morsa del “mostro” e così la notte del venerdì Santo, un ulteriore aggravamento ha fatto sì che venisse trasferito al reparto Covid del Careggi di Firenze, dove per giorni è rimasto tra la vita e la morte. «Sono stati giorni infernali – racconta Marisa - ricevevo una telefonata al giorno con la solita frase: è grave la situazione, non migliora».


Poi all'improvviso i miracoli sono arrivati uno dietro l'altro: prima l'estubazione, il risveglio, poi finalmente il trasferimento di nuovo a Perugia, in terapia intensiva, il 20 maggio; «L'ho rivisto dopo quasi due mesi – dice Marisa, due mesi in cui non so dove ho trovato la forza di andare avanti». Da Perugia, in lenta ma costante ripresa, Ivano è stato poi trasferito a Volterra centro di eccellenza per la riabilitazione respiratoria. «Li è successo un altro miracolo – continua la moglie – ora ha bisogno di riposo a casa». Casa, già. Chissà quante volte Ivano ha pensato alla sua casa, alla moglie, ai figli, alla divisa lasciata a casa. Ma pure senza divisa ce l'ha fatta a sconfiggere il male, e ora, a casa, può finalmente girare pagina, guarito, debole forse nel corpo, ma fiero e forte nell'animo.
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Il Mattino