Mentre in Italia la Cei e il Vaticano hanno capitolato davanti alle misure draconiane disposte dal governo, in Germania la questione "chiese chiuse" per limitare il...
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Ad intervenire è stata la Corte costituzionale federale che ha stabilito che il divieto delle chiese chiuse pur essendo motivato per proteggere la salute della gente e salvare vite umane, ha finito per essere applicato in modo uniforme senza effettuare verifiche capaci di misurare la proporzionalità dell'intervento.
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L'alta corte tedesca, in pratica, ha affermato nella sua sentenza che vietare in questo modo le funzioni religiose si configura come «un'ingerenza estremamente grave nella libertà di religione». I tribunali inferiori di Berlino e dello Stato dell'Assia avevano in precedenza sostenuto che il divieto non costituiva una grave violazione della libertà di religione, perché esisteva la possibilità di celebrare le funzioni religiose online e in streaming.
Naturalmente le sentenze di primo grado sono state impugnate da gruppi di cattolici e associazioni che hanno portato il tema davanti alla Corte costituzionale federale per chiedere un'ingiunzione temporanea del tribunale e la revoca del divieto al fine di permettere la celebrazione delle funzioni religiose con 50 partecipanti a una distanza di 1,5 metri l'uno dall'altro.
La Corte ha respinto entrambe le mozioni facendo riferimento agli attuali rischi per la salute, ma ha accettato le argomentazioni fondamentali dei querelanti secondo cui i divieti sono un freno importante per la libertà religiosa. L'agenzia cattolica Kna ha ribadito che la libertà di religione è sancita come un diritto fondamentale irrevocabile nella costituzione tedesca. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino