Dopo il primo caso confermato ieri nel campo di «Moria» a Lesbo, con oltre 80 contagi già registrati in totale sull'isola, la pandemia da coronavirus...
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Covid, la Ue: «Vaccino già a novembre» Ma solo per le categorie a rischio
Una fotografia dal campo resa in un nuovo rapporto pubblicato oggi, che allo stesso tempo denuncia come le regole di confinamento sempre più severe imposte agli oltre 24mila migranti sulle isole greche, si stiano trasformando sempre di più in vere e proprie misure di «detenzione» de facto, del tutto inadeguate, peraltro a contenere il diffondersi della pandemia. Un modello discriminatorio e lesivo dei diritti umani fondamentali, che adesso rischia di diventare un approccio condiviso a livello europeo. «Il trasferimento di alcune delle persone più vulnerabili, come i bambini, dai campi profughi greci e l'impegno da parte di 12 Paesi europei per il loro ricollocamento è un primo passo positivo, ma oltre ad arrivare tardi e a svolgersi a rilento, appare adesso del tutto insufficiente.
«A quasi 6 mesi dallo scoppio della pandemia, il piano di emergenza ideato dal Governo greco per fronteggiare il contagio nei campi è ancora del tutto inadeguato ed espone a un rischio altissimo i migranti, il personale umanitario e tutta la popolazione delle isole. - ha aggiunto Natalia-Rafaella Kafkoutsou del Grc - Si concentra infatti quasi esclusivamente sulle limitazioni della circolazione, piuttosto che su prevenzione e risposta sanitaria. Invece di proteggere le persone, i presidi sanitari nel campo sono stati multati e molti centri di accoglienza sulla terra ferma, che potevano accogliere i migranti, sono stati chiusi». Oxfam e Grc lanciano perciò un appello urgente al Governo greco, all'Ue e ai Paesi membri perché siano fatti immediatamente tamponi a tutte le persone nel campo e tutti i migranti siano trasferiti sulla terraferma, in Grecia e in altri Paesi Ue. Il Governo greco - denunciano inoltre le due organizzazioni - sta progettando di trasformare tutti i campi profughi sulle isole in centri dove le persone in fuga da conflitti o persecuzioni, compresi i bambini, saranno di fatto detenute. Ciò in base alle nuove norme in materia di asilo introdotte quest'anno, secondo cui la detenzione amministrativa dei richiedenti asilo diventa la prassi e non l'eccezione. Un approccio che assieme alle cosiddette «procedure accelerate» per le richieste, rischia di fatto di cancellare l'obbligo da parte dei Paesi Ue di garantire protezione alle persone in cerca di asilo, prevenendo rimpatri verso i Paesi di origine da cui sono scappati e dove la loro vita sarebbe di nuovo a rischio.
«Piuttosto che lavorare insieme per migliorare le condizioni vita di decine di migliaia di disperati intrappolati nelle isole greche, l'Europa sta permettendo alla Grecia di violare i diritti fondamentali dei richiedenti asilo - conclude Pezzati - Per questo siamo estremamente preoccupati che la Commissione europea e i Paesi membri mutuino il modello greco per la riforma del sistema di asilo a livello europeo, di cui si discuterà nelle prossime settimane. Al contrario il trasferimento di bambini dai campi delle isole greche in altri Paesi Ue, dimostra come uno spirito di condivisione delle responsabilità tra gli Stati, inclusa l'Italia, sia possibile. Per questo chiediamo alla Commissione europea di lavorare per una riforma del sistema di asilo a livello europeo, che consenta a chi fugge da guerre e persecuzioni di poter accedere a procedure per la richiesta di asilo eque ed efficaci. Rendendo molto più rigide le regole di tutela dei diritti umani fondamentali dei migranti ed eliminando o limitando al minimo le procedure coercitive di detenzione per i richiedenti asilo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino