Coronavirus, professionisti, colf e proprietari: tutti gli esclusi dal decreto Cura Italia

Venticinque miliardi non sono certo pochi e il governo ha fatto sapere di essere disponibile ad aumentare lo sforzo con il prossimo decreto di aprile, in una situazione che...

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Venticinque miliardi non sono certo pochi e il governo ha fatto sapere di essere disponibile ad aumentare lo sforzo con il prossimo decreto di aprile, in una situazione che comunque è senza precedenti anche per la politica economica. Ma il decreto cura Italia ha lasciato dietro di sé una scia di insoddisfazione e lamentele da parte delle categorie che si ritengono trascurate. In parte è inevitabile e l'esecutivo è disponibile a correre ai ripari, oltre che con il prossimo provvedimento, anche con la conversione di quello appena entrato in vigore.

Chiedono un intervento i professionisti iscritti agli Ordini e dunque alle rispettive Casse previdenziali private: per loro non scatta l'indennità da 600 euro riservata a chi appartiene all'Inps e il sostegno dovrebbe arrivare dal Fondo di ultima istanza da 300 milioni, che però ripartito su una platea di 1,6 milioni di interessati darebbe 187,5 euro a testa, come ha fatto notare l'ex viceministro dell'Economia Enrico Zanetti. D'altra parte non è detto che siano solo i professionisti a spartirsi la torta: il fondo sulla carta serve alle esigenze di tutti i lavoratori dipendenti e autonomi rimasti esclusi da altre forme di aiuto. E ci sono ulteriori situazioni scoperte: ad esempio nell'ambito del commercio quelle degli esercizi gestiti da associazioni culturali, che non hanno diritto all'indennità e - in quanto sprovvisti di partita Iva - non potranno nemmeno sfruttare il credito d'imposta del 60 per cento sull'affitto comunque pagato a marzo durante la chiusura.

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Il tema delle locazioni soprattutto commerciali è naturalmente al centro delle preoccupazioni di Confedilizia: contrariamente a quanto si attendeva, nel testo non è stata inserita una norma per esentare i proprietari dall'obbligo di versare le imposte su affitti che per forza di cose in molti casi non verranno pagati dai commercianti. Il mancato intervento arriva dopo che un'altra richiesta della categoria non era stata raccolta con la legge di Bilancio: la proroga della cedolare secca sulle locazioni commerciali.
C'è poi il capitolo lavoro domestico. Nel decreto è stato inserito il rinvio delle scadenze per i versamenti dei contributi previdenziali. Ma la categoria di colf e badanti non è compresa tra quelle che potranno usufruire di ammortizzatori sociali. Questo vuol dire che i lavoratori si troveranno senza retribuzione (e in molti casi anche senza vitto e alloggio) nel caso le difficoltà di trasporto o la paura del contagio rendano impossibile la permanenza presso le famiglie. In linea teorica anche queste persone potrebbero fare affidamento sul fondo di ultima istanza, che però vedrebbe ancora ridurre le proprie prestazioni con il concorso di una platea così numerosa.

LE ISTRUZIONI

Ieri intanto l'Inps ha reso disponibili le prime istruzioni sulle misure finalizzate ad aiutare i genitori a seguito della chiusura delle scuole. Lo strumento già operativo è quello del congedo retribuito fino a 15 giorni. L'istituto spiega che chi ha già fatto richiesta e, alla data del 5 marzo, ha già in corso un periodo di congedo parentale «ordinario» non deve presentare una nuova domanda (sarà convertito nella nuova misura). Anche i genitori di figli con handicap in situazione di gravità che hanno già in corso di fruizione periodi di prolungamento del congedo parentale non devono presentare domanda. I genitori che finora non l'hanno chiesto e vogliono chiederlo devono farlo con la procedura di domanda di congedo parentale già in uso (all'Inps e all'azienda). Arriverà poi in tempi rapidi la procedura che dovrebbe permettere di sfruttare l'opzione alternativa, il voucher per le baby sitter, che potrà riguardare anche chi aveva un rapporto di questo tipo già in corso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino