Coronavirus, il dramma di Martina: «Con una sola serata in discoteca ho infettato i miei cari, mio papà ora è intubato»

Coronavirus: «Con una sola serata in discoteca ho infettato i miei cari, mio papà ora è intubato»
Coronavirus: «Con una sola serata in discoteca ho infettato i miei cari, mio papà ora è intubato». Doveva essere un'estate di spensieratezza, si...

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Coronavirus: «Con una sola serata in discoteca ho infettato i miei cari, mio papà ora è intubato». Doveva essere un'estate di spensieratezza, si è trasformata nel peggiore degli incubi. In una lettera pubblicata dal Corriere della Sera, Martina, una giovane ragazza universitaria racconta tutto il suo dolore e le sue paure. 




«Io e i miei amici avevamo deciso di non andare in discoteche e posti chiusi per evitare i contagi, però quel sabato era il compleanno del mio più caro amico, come facevamo a non festeggiare fino a tardi? Decidemmo che per una sera non sarebbe successo niente. Fu l’inizio del film horror che sto vivendo». Martina è una giovane studentessa universitaria fuori sede che ha trascorso l’estate in Italia tra spiaggia, palestra e serate con gli amici, con la spensieratezza di chi pensa che non potrà mai accaderle niente. Purtroppo non è andata così perché ha preso il coronavirus e contagiato la sua famiglia e ora il padre è intubato in terapia intensiva.

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In una lettera al Corriere della Sera, Martina racconta il suo incubo iniziato una settimana dopo la festa di compleanno: «Andai dal dottore e mi disse che non sembravano sintomi da Covid, quindi continuai a fare la mia vita normale, andavo a mangiare al ristorante con papà, giocavo a carte con i nonni e ci mettevamo a guardare la tv tutti insieme sul divano. La settimana dopo annunciarono che proprio nella discoteca dov’ero andata c’era stata una persona positiva, e tamponarono tutte le persone che erano state lì quella sera. Il risultato del mio tampone: positivo. Fecero il test a tutti i miei familiari. Solo la mamma fu negativa. Positivi i nonni, mia cugina di 12 anni, e papà. Il nonno è finito in ospedale e ora è stato dimesso e si sta riprendendo. Io, mia cugina e la nonna non abbiamo avuto problemi e dopo quattro settimane chiusi in casa siamo tornati negativi». Purtroppo per il papà non è andata così: «Siccome stavo bene lui mi diceva che tanto non era il virus, che non aveva voglia di starmi lontano: Dai, Marti, che poi ritorni a Madrid e non ci vediamo per tanto tempo. E anch’io pensavo così, e gli ho dato abbracci e baci… voglio tanto bene a papà. Ora è da due settimane in terapia intensiva, intubato. Sta lottando con tutte le sue forze, e io non posso vederlo, non posso aiutarlo, non posso ritornare indietro. Non me lo potrò mai perdonare». 
 

Il dolore e il senso di colpa di Martina crescono di ora in ora: «Ormai non ho più fame - scrive nella lettera -  ma devo sforzarmi di mangiare sennò la mamma sta male. Non riesco più a fare niente, nemmeno alzarmi dal letto al mattino, però lo faccio, per la mamma e per la nonna. A volte provo a fingere un sorriso per alleviare la loro preoccupazione. I giorni passano veloci, e non me ne accorgo neanche. Ripenso continuamente alla felicità di quella serata, alla sua orribile conseguenza, e prego che papà riesca a superare anche questa. Credevo che l’estate 2020 sarebbe stata solo piena di noia, invece è diventata la peggiore della mia vita. Spero almeno che la mia storia possa essere utile ai miei coetanei». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino