Il medico di fama internazionale Luciano Gattinoni, 75 anni, medico rianimatore, ex direttore scientifico del Policlinico di Milano e presidente della Società...
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«È un microrganismo che nella maggioranza dei casi non fa danni, ma in alcuni casi si attacca ai polmoni e diventa letale. In Germania ho visto dei pazienti e molti me li hanno sottoposti dall'Italia.
«Se viene l'ipossiemia il cervello compensa aumentando la respirazione, per questo i malati arrivano in ospedale apparentemente in forma. In realtà, si ha già una saturazione bassa dell'ossigeno nel sangue. Per aumentare il respiro si fa più pressione, il polmone si infiamma e il plasma filtra nell'interstizio. Un meccanismo che si interrompe solo con un'intubazione di 10-15giorni».
Gattinoni evidenzia quindi che se non c'è posto in terapia intensiva «bisogna trovarlo perché casco e pronazione, lo dico io che l'ho ideata, sono palliativi. Intubando si permette al paziente di mantenersi dormiente finché le difese immunitarie vincono il virus. Al momento è l'unica cura. Non a caso muoiono di più quelli fuori dalla terapia intensiva che dentro».
Dunque l'intubazione è sempre necessaria? «Per stabilirlo andrebbe misurata la negatività della pressione con un catetere esofageo, ma ora negli ospedali non c'è tempo e si decide come in guerra: chi ha fame d'aria e fa rientrare le costole per respirare va intubato». Quanto alle scelte legate all'età, Gattinoni precisa: «Chi dice il contrario mente, ma è naturale con poco tempo e molto afflusso. Si valuta la probabilità che un paziente anziano possa sopravvivere a due settimane di intubazione. Ho sempre insegnato a provare per tutti un trattamento intensivo per 24ore, ma ora non si riesce». Quanto infine, alle cure farmacologiche conclude «al momento non ce ne sono di efficaci». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino