In Italia il picco dei decessi è stato raggiunto il 28 marzo, ma da qui al 4 agosto si supererà quota 20mila. Va molto peggio nel Regno Unito, in cui le misure di...
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L'istituto è lo stesso che fornisce i dati alla Casa Bianca e per l'Italia la ricerca è seguita dal dottor Lorenzo Monasta, dirigente statistico Epidemiologia clinica e ricerca sui servizi sanitari dell'Irccs materno infantile Burlo Garofolo di Trieste. Spiega il dottor Monasta: «Questo studio inizialmente era stato chiesto da una serie di stati americani, poi hanno deciso di ampliarlo anche all'Europa e mi hanno coinvolto, insieme ad altri 60 ricercatori, perché collaboravamo per un altro progetto».
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SCENARIO
Si prevedono più morti in Europa che negli Stati Uniti? «Sì, perché comprendiamo anche il Regno Unito, in cui ci si aspettano oltre 60 mila decessi. Un po' per la carenza di posti in terapia intensiva, un po' perché hanno deciso con estremo ritardo le misure di distanziamento sociale». Per l'Italia prevedete 20.300 morti da qui al 4 agosto. «Esatto, ma sempre che si mantengano le misure di distanziamento sociale adottate nel nostro Paese. Il modello dello studio fa molto riferimento a questo. Non abbiamo calcolato quante sarebbero state le vittime senza le chiusure, ma penso che sarebbero state di più delle 30mila di cui si è parlato. Dai nostri dati il picco della mortalità in Italia è stato raggiunto il 28 marzo. Tenga conto che il 27 marzo abbiamo toccato quota 969 morti, ora per fortuna siamo molto più in basso. Il picco del contagio probabilmente è precedente, però sui positivi abbiamo preferito non fare affidamento perché c'è molta variabilità, numerosi pauci-sintomatici e asintomatici non sono stati sottoposti a tampone. Comunque, per ogni regione c'è stato un picco differente: per la Calabria è stato raggiunto in queste ore, per la Puglia, secondo i modelli, dovrebbe arrivare il 17 aprile». Il Lazio ha raggiunto il picco il 24 marzo e lo studio prevede 296 decessi in totale. «Un numero inferiore a quello che si poteva aspettare. Essere entrati in contatto con i due turisti di Wuhan e con gli italiani rimpatriati dalla provincia di Hubei ha consentito a Roma di essere pronta dare una risposta».
La ricerca sostiene che solo mantenendo misure di distanziamento sociale, anche se alleggerite quando la curva si avvicinerà a zero («non prima del 17 maggio»), si eviterà la seconda ondata, considerata molto pericolosa. Christopher Murray, direttore dell'Ihme: «Le nazioni colpite più duramente hanno attuato misure di distanza sociale e potrebbero ora aver superato il peggio, con notevoli progressi nella riduzione dei decessi. La tendenza delle rispettive nazioni cambierà e drammaticamente in peggio se si sceglierà di allentare le misure di distanza sociale o altre precauzioni analoghe. Inoltre, i governi dovranno prendere in considerazione test di massa, tracciatura dei contatti e quarantena per gli infetti fino a che un vaccino non sia disponibile, con produzione e distribuzione di massa».
PUNTO DEBOLE
Inoltre, sarà importante mantenere il potenziamento delle strutture sanitarie, a partire dall'incremento delle terapie intensive. Secondo questa ricerca, questo potrebbe essere il drammatico punto debole del Regno Unito, che rischia di contare il triplo delle vittime dell'Italia e della Spagna: «Il modello mostra che il Regno Unito non avrà abbastanza posti letto e posti letto in terapia intensiva per soddisfare la domanda, con un picco di insufficienza di 23.745 posti letto in terapia intensiva il 17 aprile, e un numero totale di decessi previsti nel paese pari a 66.314 entro il 4 agosto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino