Il coronavirus ha spezzato vite e legami, ma ora emergono storie di vittime dimenticate, la cui morte non è stata comunicata ai propri familiari. Gianni Fossati, dirigente...
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Fossati ricopriva il ruolo di vicepresidente dell'Accademia italiana della cucina, di portavoce del corpo consolare della città meneghina, di Grande ufficiale della Repubblica insignito dal presidente Sergio Mattarella e di docente a contratto dell'Università La Cattolica. E soprattutto aveva una famiglia. «Non siamo stati avvertiti, nessuno ci ha detto nulla», spiega il fratello.
L'uomo è morto nell'anonimato ed è stato sotterrato senza una lapide. Una sepoltura ancora più triste se si pensa allo stato di abbandono e di solitudine che molte persone scomparse a causa del coronavirus hanno sofferto negli ultimi giorni della loro vita. Il fratello è venuto a sapere che era morto due giorni dopo tramite conoscenti. «Aveva tante conoscenza a Bergamo, - spiega al Corriere della Sera - e da lì, non so attraverso che giro, rimbalza fino a noi la notizia del decesso».
Subito dopo sono partite le richieste di conferma alla direzione dell'ospedale in cui era ricoverato che si è giustificata sostenendo di aver informato la moglie, ma la donna anche lei ricoverata non ne sapeva nulla. Confermato il decesso, è iniziata la caccia al luogo di sepoltura. Il 4 aprile, in preda alla disperazione, il fratello scrive una mail indirizzata al sindaco Beppe Sala. «Gentilissimo, sono a chiederle un aiuto... - recita il testo della mail - Mio fratello, Gianni Fossati, è deceduto per coronavirus il 24 marzo all'ospedale "Fatebenefratelli" dove è tutt'ora ricoverata sua moglie. Sono l'unico fratello e ho saputo del decesso da fonti informali».
Dopo vari tentativi e contatti politici rispolverati scopre dov'è il feretro in una mail di poche righe: «Non avendo ricevuto disposizioni da parte dei parenti entro 5 giorni, il Comune di Milano ha sepolto d'ufficio Gianni Fossati il 4 aprile, nel campo 87, fossa 23». «È un'offesa gravissima - continua il fratello - che un uomo debba morire ed essere sepolto senza che la famiglia venga informata. Inammissibile che un fratello, un marito, uno zio debba andare sotto terra da solo, come se la famiglia fosse legalmente disinteressata alla salma e al suo percorso dopo la morte. Siamo stati trattati come clandestini». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino