Covid a Mykonos, scatta il coprifuoco ma la gente resta in strada: pronti due Covid Hotel

Letti, lenzuola, asciugamani. Quella che è arrivata agli albergatori di Mykonos è una richiesta d’aiuto senza se e senza ma, che lascia intendere una...

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Letti, lenzuola, asciugamani. Quella che è arrivata agli albergatori di Mykonos è una richiesta d’aiuto senza se e senza ma, che lascia intendere una preoccupazione ben diversa dall’atmosfera serena che si respira, ora che la musica è spenta e le feste sospese, tra le stradine dell’isola. Pochi lo dicono, ma nella perla delle Cicladi sono già stati individuati due Covid hotel, o per meglio dire due strutture ricettive che l’associazione degli albergatori di Mykonos ha ritenuto adatte ad ospitare i casi più urgenti. Il primo, stando a quanto spiega un’albergatrice del posto, si troverebbe ad Ano Mera, un villaggio pittoresco abbastanza distante dal centro della movida dove a detta di alcuni si troverebbero già tra gli 80 ed i 100 positivi. Impossibile, per ovvi motivi di privacy, arrivare a conoscerne l’identità. Ma è evidente che la situazione è diventata «hot» nel giro di poche ore.  

La segreteria dell’Associazione degli Albergatori di Mykonos, infatti, ieri mattina ha mandato una mail ufficiale a tutte le strutture dell’isola in cui si legge: «Cari membri,vorremmo informarvi che in questa fase l'hotel di Mykonos che è stato designato per ospitare la quarantena è l’Anamar Hotel nell'area di Ftelia. Vi informeremo su qualsiasi novità». La struttura in questione, spiega un altro albergatore, dovrebbe essere un albergo che molto probabilmente era vuoto al momento per vari motivi, e che quindi sarebbe sembrato il miglior luogo per ospitare una situazione di questo tipo. Del resto, è bastato visitare alcuni degli alberghi (anche cinque stelle) che promettevano «camere Covid» o protocolli particolari da attuare in sinergia con le autorità sanitarie locali per rendersi conto che di particolare c’era solo la strategia di marketing. Eppure, in spiaggia i commenti sono ancora tutti di malcontento per la chiusura delle discoteche. «Il Covid colpisce solo dopo le sei, lo sanno tutti», commenta una turista napoletana lamentando la serata mancata del giorno prima. È il rito di sempre a più chilometri di distanza, nonostante la situazione dei giorni scorsi fosse a dir poco esplosiva. Camminare per le strade di Mykonos Town, o tra i baretti di Little Venice, faceva paura anche a chi aveva fatto già la seconda dose di vaccino: centinaia se non migliaia di persone, di tutte le età ma in prevalenza giovani, che si accalcavano fuori ai locali ballando, cantando e, diciamolo, respirando l’uno di fronte all’altro senza alcuna protezione sanitaria. Anche perché, anche in queste ore, non vige l’obbligo di mascherina nei luoghi all’aperto ma solo in quelli al chiuso. I più attenti, vedendosi costretti a transitare per queste strade magari per tornare a casa, le attraversavano indossando la propria mascherina con la stessa aria che potrebbe avere un militare che attraversa una cortina di fumogeno.

Il giorno dopo, scattato il divieto, Mykonos è tornata l’isola da sogno che tutti immaginiamo: un intricato labirinto di viuzze e negozietti, griffe e taverne dove si parlano davvero tutte le lingue del mondo e dove in fondo ci si diverte anche senza musica elettronica, senza superalcolici all night long e, soprattutto, senza ansia da contagio. Salvo, ancora alle due di notte ovvero un’ora dopo la chiusura delle attività, imbattersi nella folla di turisti che invadono le strade a piedi, in motorino o in auto tentando fino all’ultimo di prolungare la serata.

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Il Mattino