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Una molecola chiave, che apre le porte al coronavirus, è molto meno attiva nei bambini. Per questo i più piccoli si ammalano molto meno. Lo hanno scoperto i ricercatori del Ceinge-Biotecnologie Avanzate di Napoli, studiando i "meccanismi di attacco" all’interno delle prime vie respiratorie in bimbi e ragazzi fino ai 20 anni. A questa età la suscettibilità a contrarre l’infezione risulta infatti dimezzata, il quadro clinico non è severo (e più spesso a carico del tratto gastrointestinale), la prognosi migliore, più basso il rischio di complicanze fatali.
Per dimostrare tutto questo, il gruppo coordinato da Roberto Berni Canani, professore di pediatria della Federico II e principal investigator del Ceinge, ha analizzato i campioni biologici ottenuti dalle alte vie del respiro e dall’intestino (le due principali vie di ingresso del virus nell'organismo), evidenziando le differenze nella molecola, denominata Neuropilina 1, che nel tessuto epiteliale nasale dei bambini è molto meno espressa rispetto agli adulti. Si tratta di un recettore, che ha un ruolo cruciale, come evidenzia studio che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista Frontiers in pediatrics.
«Abbiamo identificato – afferma soddisfatto Roberto Berni Canani – un importante fattore in grado di conferire protezione contro Sars-CoV-2 nei bambini, che si aggiunge ad altri fattori immunologici che stiamo studiando.
Il Mattino