«La dittatura del tampone» fatto «per eccesso di prudenza», utilizzato in massa su persone asintomatiche, rischia di mandare «in tilt» il...
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Coronavirus, Lopalco: «Fermare subito i focolai per evitare una seconda ondata»
«Per la prima volta nella storia dell'uomo - osserva Lopalco - una pandemia vede nella conferma diagnostica con ricerca diretta della presenza del virus un cardine del controllo dell'infezione. Questo aspetto, non di poco conto, ha provocato effetti positivi (tanti). ma anche sollevato qualche problema di sanità pubblica. Non dimentichiamo - sottolinea l'epidemiologo - che il famoso tampone altro non è che un esame di conferma di sospetto diagnostico: credo sia Covid-19, o ho il sospetto che una persona sia entrata in contatto stretto di un caso, e quindi eseguo l'esame per confermare il sospetto».
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Ma «il ricorso al tampone per - lasciatemelo dire - eccesso di prudenza, in una vasta platea di popolazione asintomatica, produce criticità non secondarie». «In molte situazioni la richiesta di tampone per poter accedere a procedure assistenziali diventa un forte collo di bottiglia che rallenta non poco l'attività stessa - ragiona Lopalco - Una precauzione importante, ma se andasse a discapito della operatività assistenziale potrebbe rappresentare un danno. In questo momento critico della riapertura della scuola, poi, la richiesta di tampone per ogni bambino che dovesse avere febbre rischia davvero di mandare il sistema in tilt».
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Per l'esperto «serve dunque, urgentemente, una linea condivisa» lungo due direttrici: «1 - Richiedere il tampone quando davvero esista un sospetto e non al minimo segno di raffreddore; 2 - Liberare il pediatra dall'onere di una certificazione di riammissione a scuola che inevitabilmente attiverà comportamenti difensivi, con richieste inutili di tampone a spron battuto». «Il pericolo della sanità pubblica difensiva è enorme - afferma Lopalco - Se non si trova un giusto bilanciamento fra le necessità di contenere e rallentare il contagio e il rischio di bloccare attività nevralgiche del Paese, come educazione e sanità, con procedure macchinose ed esageratamente protettive, non potremo dire di aver battuto il coronavirus. Rischiamo la vecchia e ben nota vittoria di Pirro».
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Il Mattino