Covid, a Roma il caso peruviani: contagi alle feste nei bar, in tre giorni 70 malati

Covid, a Roma il caso peruviani: contagi alle feste nei bar, in tre giorni 70 malati
Era già successo con i bengalesi. E ora succede alla comunità peruviana a Roma. Le proporzioni sono simili ma non sono casi di rientro visto che il Perù...

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Era già successo con i bengalesi. E ora succede alla comunità peruviana a Roma. Le proporzioni sono simili ma non sono casi di rientro visto che il Perù è ancora chiuso ed è nella lista dei Paesi, ribadita nell'ultimo decreto del presidente Conte, per cui vige il divieto di ingresso in Italia. Fatto sta che c'è un maxi focolaio con oltre 70 persone trovate positive al Covid-19 di nazionalità peruviana.


I contagi risalgono a fine agosto e si sono moltiplicati nei luoghi di incontro: parchi ma soprattutto feste nei locali, in particolare due bar nel Municipio V. Si tratta del Kokus Bar a Torpignattara in via Casilina e di un bar gelateria brasiliano (il bar ancora chiuso fino al 18/09), a Tor de Schiavi.

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Cosa è successo? A fine agosto (il 26) una parrucchiera peruviana ha organizzato la sua festa di compleanno all'Energia do Brasil che è diventata una festa allargata: da trenta invitati massimo che c'erano all'inizio, alla fine alla festa sono risultati molti più partecipanti. Chi sta ricostruendo il focolaio racconta che ogni invitato ha portato circa tre persone e c'erano anche musicisti.

Nei giorni successivi, diversi partecipanti sono andati al Kokus bar e poi in un altro locale latinoamericano a Ostia. Ma soprattutto hanno continuato a fare pranzi e cene allargate. Perciò, facendo i tamponi spuntano sempre più casi (solo ieri 30 peruviani positivi). E da tre giorni chat e social sono bollenti con un passaparola continuo in uno spagnolo misto a italiano: «Tampone covid 19 gratuito a largo Preneste dal lunes alla domenica solo con tesera sanitaria e stp». Tradotto: connazionali peruviani andate a fare il tampone subito. «È molto importante infatti che chiunque abbia frequentato quelle feste, o sia stato in contatto con chi vi ha preso parte, esegua il tampone», ripetono le autorità sanitarie.



Il Kokus bar ha chiuso il 5 settembre: è sotto sequestro. Il locale comprende bar, bancone e una saletta nel retro, al chiuso, adibita a discoteca con tavolini, luci e postazione deejay. La polizia, che lo aveva chiuso già a febbraio perché ritrovo di pregiudicati, ha infatti riscontrato l'assenza di licenze.

Il panico nella comunità latina corre veloce: parrucchieri, ristoranti e altri commercianti hanno chiuso temporaneamente le attività e avviato le sanificazioni. Il drive in a Largo Preneste nella Casa della Salute Santa Caterina della Rosa è stato preso d'assalto. La comunità latinoamericana si è mossa presto, «per fortuna», sottolineano dalla Asl. Da ieri il drive-in in via degli Eucalipti non è più in funzione ma è una decisione che potrebbe anche essere rivista se il focolaio si ingrandirà. In più è stato aperto un altro drive-in operativo da ieri al Centro Carni in viale Palmiro Togliatti dalle ore 9 alle 19.
 

Ieri su quasi 12 mila tamponi nel Lazio si sono registrati 148 casi, di questi 98 sono a Roma e un decesso. «Aumentano i tamponi e diminuiscono i casi», riferisce l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato che ha dato mandato alla Asl Roma 2 di avviare l'indagine epidemiologica sulla comunità peruviana. La stessa Asl ha anche organizzato all'ospedale Pertini un drive in apposito per i malati oncologici che per motivi di fragilità hanno bisogno di uno spazio esclusivo. Le Acli invece hanno organizzato nella Capitale e in provincia più di 100 punti di ascolto, tra circoli, nuclei e sportelli e un numero unico di orientamento, lo 06-57087051, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 13 che offrirà diversi servizi come l'esigibilità dei diritti con specifica attenzione ai congedi parentali, permessi e Legge 104, ma anche assistenza psicologica per sostenere le famiglie e affrontare il rientro a scuola. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino