Recovery plan, Speranza da Napoli: «Assistenza territoriale più forte, arriveranno medici e infermieri»

Recovery plan, Speranza da Napoli: «Assistenza territoriale più forte, arriveranno medici e infermieri»
«Ci sarà molto per il Sud perché è qui il maggiore deficit sanitario», spiega il ministro Roberto Speranza anticipando alcuni dettagli del nuovo...

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«Ci sarà molto per il Sud perché è qui il maggiore deficit sanitario», spiega il ministro Roberto Speranza anticipando alcuni dettagli del nuovo piano sanità previsto nell’ambito del Recovery. Il responsabile del ministero della Salute è a Napoli per una doppia visita: al Santobono e per un’iniziativa politica a sostegno dell’ex collega del Conte Bis Gaetano Manfredi candidato ora a sindaco di Napoli. Ma a colpirlo è il giro fatto per i vicoli dei Decumani. «Dopo 40 minuti di passeggiata sono rimasto commosso. Io che ho chiuso i ristoranti e i locali a causa della pandemia, ho incontrato tanti che mi hanno incitato ad andare avanti. Anche i camerieri mi hanno ringraziato per quello che ho fatto. Il premio più bello è vedere questo: come le persone, al di là delle polemiche politiche, riconoscono quello che hai fatto», racconta Speranza prima di infilarsi in auto e ritornare alla volta di Roma. 

Prima però, durante una pausa caffè dopo l’iniziativa politica di Articolo 1 per Manfredi, anticipa a Il Mattino alcuni dettagli del nuovo piano di investimenti sanitari previsti nel Pnrr. Lo fa dopo aver visitato l’ospedale Santobono: «È una realtà preziosa per Napoli, per tutta la Campania e il Mezzogiorno ma io dico per l’intero Paese. È una realtà su cui dobbiamo continuare a investire». E poco prima, all’ospedale pediatrico, ha promesso ai vertici ospedalieri di impegnarsi in prima persona per un progetto ambizioso: metterlo in rete con altre due eccellenze come il Gaslini e il Bambin Gesù e fargli guadagnare i galloni di Irccs, ovvero struttura scientifica di primo livello.

Ma l’occasione è anche ragionare sulla nuova sanità in vista degli investimenti del Recovery dove «la maggior parte dei fondi andranno al Sud perché ovviamente è qui che ci sono i maggiori deficit sanitari: nelle regioni con maggiore disagio economico e sociale», ragiona il politico lucano. 

Per questo ci saranno, per iniziare, «3 miliardi per il rinnovo delle tecnologie complesse, ovvero apparecchiature di nuova generazione a cominciare dalle tac. Investimento necessario - continua - perché occorre rinnovarle dopo 5 anni. E in questo caso serve uno sforzo proprio per il Mezzogiorno perché al Nord questo processo avviene più facilmente». Lo spiega citando i dati: «In media al Sud queste apparecchiature hanno 8 anni. Troppo». 

Non solo perché i fondi devono essere gestiti con oculatezza senza creare accavallamenti. È il caso di quelli destinati all’edilizia ospedaliera. «I soldi del Pnr devono essere spesi in un tempo limitato - aggiunge -, siamo vincolati e quelli previsti per l’edilizia sanitaria nell’ambito del Recovery saranno destinati alle ristrutturazioni per adeguare le strutture sanitarie alle nuove norme antisismiche. Noi dal canto nostro continueremo a finanziare i fondi della legge 88 per l’edilizia: io ci ho messo 2 miliardi l’anno e continuerò a farlo». 

«Serve però puntare - continua sempre il ministro - sul potenziamento dell’assistenza territoriale perché come dice papa Francesco non “dobbiamo sprecare l’insegnamento della pandemia”. Quindi, in questo caso, ci sono 8 miliardi destinati alla sanità di prossimità di cui 4 vengono dedicati all’assistenza domiciliare». Un versante su cui il nostro Paese è carente. Basti pensare come la copertura dell’assistenza della fascia over 65 è inchiodata al 4 per cento quando la media Ocse è al 6 e in paesi come la Germania si arriva al 9: «Ma noi puntiamo al 10», aggiunge Speranza.  

Grazie anche, parla sempre il ministro, «all’assunzione di medici e infermieri». E lui punta già quest’anno a finanziare 17mila borse di studio e stanziare 1 miliardo per la telemedicina. «Perché serve coniugare le visite domiciliari e le tecnologie innovative». Due miliardi invece andranno alle case di comunità, sorta di poliambulatori con specialità diverse. «Servono specie al Sud dove - aggiunge - oltre al problema sanitario ve ne è anche uno sociale. E viceversa. Quindi queste case saranno dei presìdi di primo contatto per i pazienti, dove saranno presi in carico anche da assistenti sociali e psicologi per affrontare assieme le emergenze». 

E, infine, si prevede un miliardo per gli ospedali di comunità dove ci sarà prevalentemente personale infermieristico perché si occuperanno di pazienti in lungodegenza o riabilitazione. «Tutto questo progetto nell’ambito del Pnr punta molto - conclude il ministro - sul Mezzogiorno. Tra rinnovo dei macchinari e presidi sul territorio, specie per le aree interne e per le periferie». 

«Anche perché - aggiunge - si è capito come dove sono stati chiusi ospedali, specie nelle aree interne e nelle periferie, è lì che deve essere rafforzato il presidio sanitario. Anche come presenza dello Stato». 

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Il Mattino