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Cosa succede ai tempi di Covid-19 quando un paziente in attesa al pronto soccorso fa un colpo di tosse? La risposta arriva da uno studio dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, condotto con lo spin-off universitario Ergon Research e la Sima (Società italiana di medicina ambientale), pubblicato su Environmental Research. Attraverso una simulazione in 3D, i ricercatori dell'Irccs pediatrico capitolino hanno riprodotto il movimento esatto delle particelle biologiche nell'ambiente e l'impatto dei sistemi di aerazione sulla loro dispersione. Un lavoro che fornisce «informazioni importanti per contenere la diffusione del virus Sars-CoV2 negli ambienti chiusi anche attraverso il trattamento dell'aria», spiegano gli autori.
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Le goccioline si disperdono più facilmente con l'aria condizionata
I risultati dello studio, riferiscono dal Bambino Gesù, «confermano che i sistemi di condizionamento dell'aria svolgono un ruolo determinante nel controllo della dispersione di droplet», le goccioline salivari grandi, «e aerosol», le goccioline microscopiche, «prodotti col respiro negli ambienti chiusi.
La "nube" infetta arriva più lontano, ma è meno pericolosa
«Al tempo stesso», è emerso che «la velocità doppia causa una dispersione aerea di droplet e aerosol più rapida e a distanze più grandi rispetto all'aria condizionata con portata standard oppure spenta». Se «a condizionatore spento le persone più vicine al bambino che tossisce (1,76 metri nella simulazione) respirano l'11% di aria contaminata, mentre i più lontani (4 metri) non vengono raggiunti dalla "nube" infetta, con il sistema a velocità doppia si abbatte la concentrazione di contaminante e le persone più vicine ne respirano lo 0,3%, ma vengono raggiunte rapidamente anche quelle più lontane che in questo caso respirano lo 0,08% di aerosol contaminato». Comunque «percentuali bassissime - precisano gli esperti - e sostanzialmente irrilevanti ai fini del contagio».
Il Mattino