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Un annuncio che sembra imminente oramai da mesi.
Un annuncio, però, che sembra non arrivare mai.
Riaprire o non riaprire? Questo è il dilemma.
Gli Stati Uniti di Joe Biden, almeno per il momento, i confini li tengono chiusi. E questo nonostante l’ultimo comunicato che arriva dal Canada e che, paradossalmente, quasi mette in una posizione di imbarazzo la Casa Bianca.
A partire dal 9 agosto, infatti, i cittadini statunitensi già soggetti a un ciclo completo di vaccinazione potranno varcare liberamente la frontiera Nord.
Tutto risolto, dunque?
No.
No perché l’amministrazione a stelle e strisce, attraverso le parole della portavoce Jen Psaki, fa sapere che non si lascerà condizionare da nessuna decisione degli alleati né da nessun principio di reciprocità.
Il Canada riapre, insomma. Ma gli Stati Uniti no.
Il Canada che, nel frattempo, firma il sorpasso.
In primavera, Ottawa e dintorni erano in lockdown totale, mentre Washington era già a ottimo punto con la campagna vaccinale. Oggi gli equilibri si sono rovesciati. Con i canadesi a un passo dall’immunità di gregge (il 70% della popolazione ha ricevuto una dose, là dove la soglia della sicurezza è stimata attorno al 75%). E con gli americani, invece, che rallentano paurosamente. Fino a fermarsi sotto al 50% della doppia inoculazione (48,6% stando agli ultimi dati pubblicati dall’agenzia federale del Dipartimento della Salute).
Fermo restando che il tanto agognato colpo di scena possa arrivare da un istante all’altro, neanche Angela Merkel è riuscita a convincere Joe Biden della necessità oramai urgente di consentire i flussi, quanto meno con l’Europa e con l’Occidente. Prevale la linea della prudenza, specie nei confronti del Regno Unito, divenuto oggetto proprio in queste ore del massimo livello di allerta.
Non è (più) un mondo per viaggiatori. Non ancora.
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