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Aeroporto di Pratica di Mare. Il 3 febbraio atterrano i primi italiani rimpatriati da Wuhan, epicentro mondiale del coronavirus, a bordo del Boeing 767 kc dell’aeronautica militare. Era il principio dell'emergenza Covid-19. A quasi un anno di distanza lo stesso scalo alle porte di Roma si prepara a stipare le prime dosi del vaccino: la speranza è che si tratti dell'epilogo di un virus che in Italia ha ucciso più di 60mila persone.
In 31 ore i 56 connazionali sono stati trasferiti nella “città militare” della Cecchignola.
A undici mesi da quel 3 febbraio si intravede la fine. Alla maggior parte dei connazionali sembra sia passato molto più di un anno. Troppi gli avvenimenti che si sono susseguiti a un ritmo forsennato. Adesso la storia italiana del Covid-19 pare sia ai titoli di coda e sia pronta ad essere scritta negli stessi luoghi e anche con l'impiego degli stessi mezzi.
Ecco allora che riposa sulla pista di Pratica di Mare il Boeing 767 kc in configurazione “combi”. L'assetto dell'areo spinto dalla coppia di propulsori General Electric verrà modificato per accogliere la preziosa merce, il vaccino e non le persone, come era accaduto poco meno di un anno fa. Ma in fondo la missione non è cambiata: salvare le vite. E così attorno all’imponente sagoma grigia del bimotore iniziano i preparativi. L’ipotesi è che arrivino a gennaio. Anche se una data precisa non è stata ancora stabilita, il piano è in fase di definizione. Da Palazzo Baracchini, perciò, con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini si analizzano i vari scenari. Si inizia a studiare il the end.
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