Crisi Ucraina-Putin e le prossime mosse, Biden come Amleto: «Reagire o non reagire?»

Crisi Ucraina-Putin e le prossime mosse, Biden come Amleto: «Reagire o non reagire?»
Reagire o non reagire? Questo è il dilemma. Questo, in una chiave di lettura shaekspeariana, è il quesito...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Reagire o non reagire?
Questo è il dilemma.

Questo, in una chiave di lettura shaekspeariana, è il quesito che agita in queste ore la Casa Bianca.

Putin lo ha fatto per davvero: in una diretta televisiva destinata comunque a rimanere impressa nella Storia, ha proclamato l’indipendenza del Donbass e di fatto ha annesso a Mosca la regione filorussa.

Biden lo ha ascoltato per intero: in una notte di diplomazia impazzita, ha già avviato la macchina delle sanzioni, ma la verità è che adesso è di fronte a un bivio netto.

Un bivio sul ciglio del quale si trova tutta la Nato, tutta l’Unione Europea, addirittura tutto l’Occidente.
Reagire o non reagire, appunto.

E non tanto perché Donetsk e Luhansk possano assumere chissà quale rilevanza in un’ottica territoriale, geopolitica o strategica. Ma perché rischiano di diventare una sorta di colossale pretesto per arrivare fino a Kiev e perché, ancora e ancora più grave, dopo il precedente impunito della Crimea del 2014, questo atteggiamento espansionistico rischia di consolidarsi in una costante pericolosa.

La sensazione forte, infatti, è che, mentre Washington e Bruxelles annaspano, Putin abbia già in mente le prossime mosse. Il suo discorso di riconoscimento è quasi un delirio di onnipotenza in salsa sovietica, di un gigante che non è più tanto tale, ma che vuole a tutti i costi continuare a esserlo, a tenere testa all’eterno rivale, di una Guerra Fredda mai finita. E allora eccolo il lungo elenco delle paure: la Lettonia, la Lituania, l’Estonia. Tutte nell’Alleanza Atlantica, tutte negli occhi e nel mirino dello “zar”. Oramai dichiaratamente allergico al fiato sul collo della Nato, oramai potenzialmente pronto davvero a tutto.

Gli Stati Uniti, dunque.

Con un presidente in grande sofferenza, di sondaggi e non solo, e con una leadership mondiale sempre da difendere. Specie da un altro attore, dalla Cina di Xi Jinping che questo scenario in fiamme lo osserva da una prospettiva completamente diversa, in cui la solidarietà resta in Oriente.

Biden, insomma, deve scegliere.
Se assecondare ancora. O se gridare basta.

Come in una mano di poker, però, in cui qualcuno bluffa, qualcuno vince qualcosina, e qualcuno infine perde tutto.

Il rischio, di fronte all’imprevedibilità (nucleare?) di un effetto domino che si preannuncia devastante, è che a perdere sia la Comunità Internazionale, il mondo intero nel suo complesso.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino