Urne aperte da questa mattina in 88 comuni della Campania, dei quali sessanta abitati da poche migliaia di persone e appena 18 da una popolazione superiore ai 15mila abitanti. Se...
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Un milione, più o meno, sono gli elettori chiamati a scegliere sindaci e consigli comunali: a spulciare tra le numerosissime liste, salta agli occhi la prevalenza di civiche. Simboli fantasiosi e nel nome quasi sempre il riferimento diretto alla città in cui corrono. Destra, sinistra o centro è per lo più difficile da dire, le differenze ideologiche sfumano dentro progetti di governo semplici, strettamente legati al territorio. Così è anche difficile prevedere con buon margine di certezza, per i comuni oltre i 15mila abitanti, come andranno a finire le sfide, se e dove la partita finirà al primo turno e dove invece sarà necessario il ballottaggio. Si intrecciano, da questo punto di vista, storie emblematiche. Metti a Mercato San Severino, provincia di Salerno. Qui il sindaco-padre padrone Giovanni Romano, area centrodestra, ex assessore della giunta Caldoro, ha puntato le sue carte sul suo ex vicesindaco, Angelo Zampoli. Ma l’onorevole Cirielli, che in zona è più padre padrone di quanto lo sia Romano, ha deciso di non appoggiarlo. E così su di lui potrebbe spuntarla il candidato deluchiano (ma non del Pd) Enzo Bennet. A Nocera Inferiore invece, il duo Carfagna-Cirielli è andato a passo di carica, e l’avanzata deluchiana troverà filo da torcere.
Nocera, insieme a Mondragone, è tra le rare roccaforti in cui il centrodestra si presenta strutturato, con il simbolo di Forza Italia in evidenza. Un’altra è Sant’Antimo, dove la famiglia Cesaro è attesa alla prova del nove in un momento difficile, segnato da brutte vicende giudiziarie. Clima teso che lambisce l’intera provincia a nord di Napoli, con Acerra, Arzano e Somma Vesuviana «attenzionate» dalla commissione parlamentare antimafia, insieme a Torre Annunziata nell’area sud. Rischio di voto di scambio, patti affaristici, l’ombra lunga dei clan interessati a entrare e mettersi comodi nei Palazzi municipali come spesso è successo in passato hanno convinto la prefettura a chiedere un’intensificazione dei controlli dentro e fuori dai seggi. Polizia e carabinieri vigileranno anche in borghese, con l’obiettivo di garantire un voto pulito. Sembra il minimo sindacale, purtoppo in molte terre rimane utopia.
Tra gli scontri più interessanti, c’è quello di Bacoli: qui Josi Della Ragione, blogger dai capelli lunghi ed ex sindaco sfiduciato dopo un’esperienza durata poco, si è sistemato sotto il cappello dell’esordiente DemA e se la vedrà non solo con il «tradizionale» Pd ma anche con il grillino De Marco. Uno dei pochi grillini candidati a sindaco, in una competizione che si fa notare anche per la quasi totale assenza di candidate donne. Acerra fa eccezione, presentandone due: la piddina Montesarchio e la 5 Stelle Auriemma. Poi ce n’è una rispettivamente a Pompei, Barano, Sant’Antimo, Arzano e Nocera. Corre ad Acerra, Nocera e Mondragone «Noi per Salvini»: presenza forse simbolica, ma non per questo politicamente irrilevante.
Infine il Pd. Di De Luca e della sua volontà di consolidare presenza e potere nella regione si è detto. In queste settimane il governatore è stato ovunque ci fosse un candidato Pd o anche solo le sue liste di Campania libera: accompagnato molto spesso da Mario Casillo, capogruppo regionale e sempre più plenipotenziario del Pd in Campania. De Luca si è speso molto, altrettanto non si può dire dei big nazionali del partito, che anche dove si sono fatti vedere non sembrano aver lasciato il segno. Quanto sia radicato il Pd, quanto incontri il favore dell’elettorato dopo le lacerazioni interne che in Campania, e in provincia di Napoli in particolare, lo hanno trascinato in mortificanti debacle elettorali, è il motivo di interesse più forte di questo test d’inizio estate. Per parlare solo della provincia napoletana, i Democrat hanno candidati forti almeno a Pozzuoli (Figliolia), Portici (Cuomo), Ascione (Torre Annunziata). Vincere al primo turno, per qualcuno o per tutti loro, significherebbe un filotto per il partito. Senza dire di Venanzio Carpentieri, segretario provinciale e sindaco uscente (sfiduciato) di Melito, chiamato a un’impresa miracolosa: vincere con il solo appoggio della lista Pd, contro gli altri quattro candidati che di liste ne hanno a decine. Compresa quella dei piddini ribelli. Sui quali, finora, la scomunica del Nazareno non si è abbattuta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino