«Le elezioni sono andate male», esordisce Luigi Di Maio parlando finalmente alla stampa dopo lunghissime ore di silenzio. Ammette la batosta ricevuta alle elezioni...
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Con pesi ribaltati nel governo rotta complicata
«Oggi ho sentito tutti coloro che rappresentano le anime del M5S, Grillo, Casaleggio, Di Battista e Fico. Nessuno ha chiesto le mie dimissioni», spiega rispondendo a chi gli chiede se si presenterà in assemblea da dimissionario. «Ringrazio i 4,5 milioni che hanno votato il M5S e ringrazio anche chi non ci ha votato perché dal loro comportamento noi impariamo e prendiamo una bella lezione.
«Noi pensiamo che si debba andare avanti per fare le cose. Se ci sono delle richieste che vengono dalla Lega, aspetto che si facciano di persona, mi auguro sia finita la stagione in cui ci diciamo le cose a mezzo stampa». «Ho sempre trattato la Lega alla pari, non ho mai fatto pesare che si dovevano approvare due provvedimenti ogni provvedimento della Lega. Anche per questo per me non cambia nulla», sottolinea.
«Non mi pento assolutamente di aver chiesto le dimissioni del sottosegretario Armando Siri», dice poi. «Salvini dice che la Lega ha ricevuto un mandato a fare? Ma su 10 provvedimento realizzati fino ad ora 9 sono del M5s». «La Tav è un dossier che è nelle mani di Conte. Sulle autonomie il fatto è come si scrive il provvedimento. Se si deve fare non deve creare scuole di serie C o sanità di serie C. L'unica cosa che mi interessa è mettermi al lavoro per mantenere le promesse fatte agli italiani, e tra queste c'è la coesione nazionale».
Il tavolo per fare il salario minimo e la flat tax «facciamolo, prima ci mettiamo a lavoro meglio è. Il vertice si doveva fare un mese fa, il ministro dell'Economia Tria ha detto che ci sono i soldi per fare la flat tax, facciamola». «Abbiamo proposto noi decreto Sanità, salario minimo e la riduzione delle tasse e del cuneo fiscale per imprese e dipendenti».
«Il contratto di governo non si cambia e lo tuteleremo: saremo argine». «Porteremo avanti il programma di Governo, con assoluta lealtà al nostro principale alleato, che è il contratto», sottolinea. «Non rinunceremo mai a dire quello che non ci sta bene, ad arginare proposte che non stanno nel contratto, tutelandolo da idee che possono essere estreme e favorire l'illegalità». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino