Nel nostro Paese negli ultimi mesi in Parlamento si è sentito più volte parlare di disabilità. Anche nel mondo dell'informazione uno spazio significativo...
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Un ruolo determinante in questi anni lo ha svolto la magistratura che ha costantemente affiancato le famiglie dei disabili affermando prima e ribadendo poi, il primato dei diritti sulle esigenze di bilancio che mettevano e mettono in discussioni diritti sanciti dalla costituzione.
Un puntuale corredo di sentenze ad iniziare da quella numero 80 della Corte costituzionale del febbraio 2010 fino alla 275 del 2016 hanno sostenuto la inviolabilità del diritto allo studio, alla salute ed al trasporto per i disabili. In questo intervallo temporale, riempito da oltre 30.000 ricorsi ai Tar di tutta Italia che le famiglie degli studenti disabili hanno vinto invariabilmente, qualcosa nel Paese è iniziato a cambiare. Innanzitutto la errata percezione, questo per merito di una informazione più attenta, che disabile e falso invalido fossero sinonimi. Le frequenti inchieste della magistratura hanno mostrato e provveduto a debellare questo malefico abbraccio corruttivo che andava sempre a svantaggio dei veri disabili.
Ricordo come proprio a Napoli qualche anno fa una organizzazione criminale legata ad esponenti politici locali aveva messo in piedi un sistema clientelare che distribuiva assegni di invalidità in cambio di favori elettorali.
Se oggi la tentazione di assimilare la disabilità ad un furbetto si è quasi del tutto spenta, rimangono sul campo delle questioni essenziali per poter iniziare a garantire diritti ai disabili in tutto il Paese. In realtà questo accade già in alcune aree geografiche, pensiamo alle provincie autonome di Trento e Bolzano che, utilizzando una anacronistica legislazione di vantaggio tipica delle regioni a statuto speciale, sostiene i disabili e le loro famiglie con risorse 25 volte superiori rispetto alle regioni del meridione d' Italia. Intervenire su tali disparità è ovviamente tema delicato che richiederebbe una efficace battaglia parlamentare condivisa tra le diverse forze politiche. Ad ulteriore complicazione vi è la presenza costituzionale di sistemi e legislazioni sanitarie diverse nelle 20 regioni italiane. Questa circostanza indebolisce ulteriormente la volontà e la possibilità di assicurare livelli essenziali di assistenza sanitaria e sociale omogenei in tutta la penisola.
Anche in questo campo la polemica politica allontana inesorabilmente la ricerca di una soluzione che servirebbe innanzitutto ai soggetti più deboli. Se il nostro Parlamento riuscisse, almeno su questioni così trasversali, a trovare la capacità di lavorare insieme e di produrre atti legislativi all'altezza delle magnifiche leggi che nella metà degli anni 70 scrissero pagine indelebili per i diritti dei disabili sarebbe veramente un bel risultato. La nostalgia per una classe politica che si affrontava lealmente ma che fu capace di tradurre ideali di civiltà e solidarietà come le leggi sull'abolizione delle classi differenziali nella scuola o quella sulla chiusura dei manicomi non deve però assolutamente prevalere. Purtroppo, i segnali di intolleranza e di scarsa tensione morale che giungono dalla politica anche in Italia sconcertano e preoccupano soprattutto i soggetti più fragili. Credo tuttavia che siano maturi i tempi per riprendere per mano questioni difficili e delicate perché riguardanti la vita, le lacrime e la solitudine di milioni di persone. Il mondo dell'informazione, le associazioni ed i cittadini lo reclamano a gran voce. Ora spetta alla politica la responsabilità di dare risposte. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino