Donatella Iob: "Non timbravo il cartellino ma sono stata licenziata ingiustamente"

Donatella Iob
ROMA - “Non si può sparare nel mucchio. Sono d’accordo sul fatto che chi non fa il proprio lavoro debba essere mandato via. Ma domando perché una persona sana di mente,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
ROMA - “Non si può sparare nel mucchio. Sono d’accordo sul fatto che chi non fa il proprio lavoro debba essere mandato via. Ma domando perché una persona sana di mente, nella mia posizione, si sarebbe cacciata in questa situazione?”. Donatella Iob, dirigente amministrativa dell'AAS n.3 Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli licenziata nell’ambito della cosiddetta stretta “anti-fannulloni” nella Pubblica Amministrazione, sceglie i microfoni di Domenica Live per raccontare la sua verità. “Sono stata licenziata per otto ore non registrate nel corso di tre mesi, dopo aver regalato 60 ore all’azienda”.

Nessun tentativo di dolo, afferma l’ex-dirigente, ma un “pasticcio”: “Io in quel periodo di carico lavorativo attribuitomi dalla direzione cui ho fatto presente più volte lo stato di criticità in cui mi trovavo e i problemi fisici certificati, ho pasticciato con il mio strumento di registrazione delle presenze. Guarda caso i controlli sono stati effettuati solo nella pausa pranzo, e non la mattina quando arrivavo prima e la sera quando andavo via oltre l’orario. A fine 2015 ho regalato all’azienda 60 ore del mio tempo. Non vedo dove posso aver causato danno”.

Non una giustificazione, sottolinea la Iob difendendosi dal dibattito in sala, ma la semplice realtà: “Io non voglio essere paragonata assolutamente ai casi di Sanremo. Io in ufficio c’ero, lavoravo, non stavo a casa. Pasticciavo perché uscivo di fretta, tornavo di fretta, pensavo al lavoro che dovevo fare”.


E ancora: “Ho segnalato alla mia azienda il problema e non avevo l’obbligo contrattuale di farlo. Quando mi è arrivata la notifica dell’indagine della procura, ho rimesso subito il mio incarico di responsabile anticorruzione nelle mani dell’azienda. Non mi hanno mai risposto. Non ho alterato la mia presenza in servizio. Il prodotto del mio lavoro è di evidenza pubblica. Il mio caso è stato trattato in modo velocissimo e anomalo. Ricorrerò perché so di aver fatto il mio dovere, so di non aver rubato mai il mio stipendio. Ho fatto anche più del dovuto”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino