«Tra due settimane starò meglio, ma l'amarezza non passerà mai. Siamo soli e indifesi». È uno sfogo duro, ma più che legittimo,...
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Si ferma a dare soccorso e viene travolta: muore maestra di danza
La giovane dottoressa era stata aggredita da una donna decisamente furiosa, che l'accusava di non averle passato al telefono il pediatra che si trovava in una stanza vicina. Dagli insulti, ben presto si è passato all'aggressione fisica. Su Facebook, Alessandra Pizzo ha commentato così l'aggressione subita: «Spesso mi chiedono perché continuo a lavorare in guardia medica a Bagheria, in fondo ci sono posti più tranquilli, con meno lavoro e con gente più educata. Non ho mai saputo rispondere a questa domanda, ma me lo richiedo oggi, dopo aver conosciuto la cattiveria dell'essere umano. Forse sento di appartenere a questa città, sento di voler e dover fare qualcosa per lei. O forse sentivo».
Lo sfogo di Alessandra rivela anche il disagio di medici che fanno di tutto per operare al meglio in contesti difficili: «Non mi sono mai sentita sicura in quella guardia medica, sembra un ring più che un posto di lavoro. Oggi non posso che confermarlo. Vi offriamo il nostro meglio con il nostro niente. Ci portiamo a casa i nostri piccoli grandi successi, le spalle larghe, il bene fatto bene, i vostri grazie e i vostri sorrisi ed andiamo avanti.
Il caso di Alessandra Pizzo è stato denunciato anche dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG), che ha chiesto un inasprimento delle pene per chi aggredisce il personale sanitario in servizio: «Ormai, qualsiasi medico sa di poter ricevere minacce, insulti e aggressioni mentre lavora. Dobbiamo tutelare tutti i medici, donne in primis. Il Ministero della Salute e il Parlamento, che stanno lavorando ad un ddl sulla sicurezza degli operatori sanitari, inseriscano la procedibilità d'ufficio nei riguardi di chi aggredisce il medico nell'esercizio delle sue funzioni».
Il Mattino