Forza Nuova, Draghi valuta decreto per scioglierla ma la maggioranza litiga sui neofascisti

Il premier in visita alla Cgil. Il sindacalista: «Sciogliere Forza Nuova? Dice che interverrà».

Gli sviluppi dell'attacco contro la Cgil raccontano di un tutti contro tutti tra i partiti. Che in Parlamento si sfideranno sul tema della violenza con mozioni contrapposte,...

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Gli sviluppi dell'attacco contro la Cgil raccontano di un tutti contro tutti tra i partiti. Che in Parlamento si sfideranno sul tema della violenza con mozioni contrapposte, destra contro sinistra e viceversa, e l'unità nazionale che Draghi vorrebbe in materia sembra un'araba fenice. Proprio Draghi, conoscendo le divisioni sull'argomento e quanto le devastazioni di sabato scorso stiano scatenando polemiche tra Pd e M5S da una parte e Meloni più Salvini dall'altra, ieri visitando la sede della Cgil e abbracciando Landini tra gli applausi dei cigiellini («Nessuna tolleranza alla violenza ha detto») non si è sbilanciato sul decreto che il governo potrebbe fare per mettere fuori legge Forza Nuova. Al suo posto, ma non è affatto la stessa cosa e la presenza della Lega nella maggioranza crea non pochi problemi anche al premier su questa materia, ha parlato il segretario della Cgil e Landini ha parlato così: «Draghi mi ha assicurato che il governo discuterà sullo scioglimento di forze neofasciste». Questo lo ha detto Landini, autorizzato da Draghi che si è trattenuto per mezz'ora nelle stanze distrutte dall'orda dei No Pass, ma non è, almeno per ora, un annuncio di Palazzo Chigi.


La strategia della sinistra è quella di chiedere alla destra di unirsi nella manifestazione antifascista di sabato prossimo ma perfino Forza Italia ha detto che non se ne parla. Non solo. Il Pd è convinto, o finge di esserlo, che una mozione comune in Parlamento insieme alla destra per chiedere lo scioglimento di Forza Nuova si possa fare, ma Lega e FdI e Forza Italia si smarcano e per non farsi mettere nell'angolo annunciano che presenteranno una propria mozione ma di tipo generalista e basata sulla condanna di «tutte le forme di violenza di ogni colore politico». Letta s'infuria: «È acqua fresca». Nel Pd e nei 5 stelle s'arrabbiano: «È una super-cazzola».

 

 

 

La battaglia

I dem speravano che Berlusconi si smarcasse da Salvini e Meloni, ma niente: il Cavaliere ha sentito i due leader alleati e insieme si sono detti che «il centrodestra deve restare unito». Anche perché ci sono i ballottaggi nel prossimo fine settimana e anche perché Silvio deve fugare il sospetto che serpeggia tra gli alleati: «Non è che ci molla e insieme al Pd sta pensando a un modello Ursula per l'elezione al Colle e poi per le questioni di governo?». No, la coalizione ha deciso di attraversare in maniera compatta questo passaggio assai delicato. «Non cadiamo nella trappola grillo-dem della sinistra che ci vuole spaccare», dicono i tre leader e si sono comportati di conseguenza. «Non esistono totalitarismi buoni e totalitarismi cattivi», dico i berlusconiani. E leghisti e meloniani applaudono. Con una Meloni che si è così smarcata dagli attacchi della sinistra: «Ferma condanna da parte di FdI di ogni violenza di gruppi fascisti, neofascisti, parafascisti, postfascisti, criptofascisti. E ferma condanna di ogni gruppo violento che ha inquinato le manifestazioni di sabato scorso, compresi i gruppi anarchici e i centri sociali di Milano e Torino, quelli che Pd e sinistra non sono mai riusciti a condannare. O quelle violenze vanno bene?». Getta la palla dall'altra parte del campo Giorgia. E ne aveva bisogno.

 

 

 

Spaccature a sinistra

Intanto la mozione del Pd impegna il governo a sciogliere Forza Nuova. Un'altra mozione dice la stessa cosa, è simile ma staccata da quella rossogialla, e l'hanno presentata a Palazzo Madama il socialista Nencini e il capogruppo renziano Faraone. Il fantomatico Nuovo Ulivo, di cui tutti parlano a vanvera e che dovrebbe includere Renzi e Calenda fino al Pd e i 5 stelle e anche la sinistra-sinistra, alla prima occasione non si materializza. Mentre il centrodestra si gode la sua compattezza, a dir poco precaria.

 


 

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Il Mattino