L'editoriale del direttore Barbano | Rispetto per i gay ma la famiglia è discriminata

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Rispetto per i gay. Non solo a parole, ma anche nei fatti e nei diritti, individuali, che meritano tutela. Ma la vera discriminata è la famiglia. Lo diciamo senza timore di...

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Rispetto per i gay. Non solo a parole, ma anche nei fatti e nei diritti, individuali, che meritano tutela. Ma la vera discriminata è la famiglia. Lo diciamo senza timore di essere additati al ludibrio, sbeffeggiati in pubblico e sulla rete, nei giorni del grande conformismo che viviamo. Giorni di show e inchini. In cui quasi tutta la politica, senza colore che conti, mostra a un selfie da prima pagina la faccia più audace che trova. Per un ritratto al Gay pride. O per riscrivere i diritti civili dall’anagrafe di un Municipio. Giorni in cui si fa a gara, a sinistra come a destra, per apparire più liberal, più aperti, più trasgressivi che si può. Giorni in cui la Chiesa, preoccupata di non perdere contatto con la modernità, scopre che il suo formato «ospedale da campo» è utile a prestare i primi soccorsi a un’umanità smarrita, un po’ meno a guarirla dai suoi mali.




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Quando troppi sono d’accordo, c’è da dubitare che qualcosa non funzioni. Perché non funziona, per esempio, l’antica distinzione tra progressisti e conservatori? Verrebbe da rispondere: perché non c’è più niente da conservare. La famiglia, senza ombra di dubbio, è già un patrimonio perduto. Non solo perché crollano i matrimoni (3,5 per 1.000 abitanti, contro i 3,7 della Francia, i 4,8 della Germania e gli 8,0 della Turchia) e raddoppiano le separazioni e i divorzi. Ma perché la famiglia non scommette più su di sé. Non fa figli, non compra case, in una misura più grave che in qualunque altro Paese europeo.



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